LA PRATICA
L’alchimia insegna l’unità della sostanza, sotto la molteplicità delle apparenze fenomeniche. La “sostanza unica” sarebbe l’Etere Cosmico di cui le tre polarizzazioni danno:
- + = Aod = = Agente (Forza) – Fuoco celeste
- – = Aob = = Paziente (Resistenza) – Umido radicale
- ∞ = Aor = = Centro d’equilibrio, o substrato di tutta la materia (secondo alcuni, Luce astrale)
I tre principi generatori:
(Archè) | (Azoth) | (Hylé) |
Zolfo | Mercurio | Sale |
danno origine alle cose sensibili mediante i quattro elementi corrispondenti ai quattro stati di aggregazione della materia:
Solido | Liquido | Gassoso | Igneo |
(Terra) | (Acqua) | (Aria) | (Fuoco) |
Psicologicamente i tre principi nell’uomo corrispondono:
- Zolfo: lo Spirito, il Nous, il Sè superiore.
- Mercurio: l’Anima, intermediaria tra lo spirito e la materia quindi non perfetta. E’ lei che dovrà cercare di purificarsi dalle scorie del corpo per identificarsi con lo Spirito.
- Sale: il Corpo, anch’esso elemento da lavorare perché diventi perfetto.
Mentre lo Zolfo naturale rappresenta l’anima incarnata e quindi appesantita dai vizi ecc., l’Oro o Zolfo celeste simbolo della purezza dell’Anima, splendente di Luce divina (v. AUR da cui deriva il latino Aurum).
L’alchimia riconosce nell’uomo un:
- Ente Terrestre – Piombo, corpo, scheletro; è il fisso che conosce solo l’aspetto sensibile delle cose. E’ Saturno matrice di corpi che poi periscono (divora). Suo colore è Nero.
- Ente Acqueo, Lunare – Mercurio, forma sottile attraverso cui avvengono le sensazioni e le percezioni normali e paranormali; è l’energia alla base delle passioni e dell’immaginazione. Corrisponde al sistema nervoso ghiandolare e alla vita vegetativa. Suo colore è Bianco.
- Ente Aereo – E’ il mercurio igneo, l’Androgine, unione acqua e fuoco, cioè l’Acqua ardente. Suo colore è Rosso.
- Ente Spirituale – E’ il Sole, l’Oro, il Fuoco. L’Anima stante e non cadente (Agrippa). Suo colore è Oro.
Nell’uomo normale queste quattro entità si trovano confuse e miste. E’ il caos da cui l’arte ermetica deve estrarre le singole nature. “Per separare il figlio della sapienza, fa che gli Elementi, distinti, siano ognuno nella propria sede” (Stolcius). E’ necessario quindi il passaggio attraverso i quattro elementi, dalla terra all’acqua e dall’aria al fuoco e cioè attraverso stati di coscienza più sottili.
Si tratta di liberare le energie che sono alla base del piano fisico, emotivo e mentale.
Con la separazione del “sottile” dallo “spesso”, lo Zolfo che era prigioniero sotto “dura scorza”, torna libero nelle Acque Celesti, e si riconcilia con i suoi “custodi” ed elargisce i suoi doni.
La prima operazione è sciogliere il corpo che lavato e purificato, invece di ardere nel fuoco delle passioni, permette al bambino divino di manifestarsi. Come scrive F.M. Santinelli in un suo bel sonetto, quando il Sale, che è visibile, si scioglie, lo Spirito universale, che è invisibile e che è la semenza occulta di tutti gli esseri e di tutte le cose, si tramuta in Oro vivo.
L’oro una volta fissato ha il potere di trasmutare ogni metallo; “Quando l’oro (dei Saggi), perfettamente calcinato ed esaltato fino alla purezza ed al biancore della neve ha acquistato, grazie al magistero, una simpatia naturale con l’Oro astrale, di cui è divenuto visibilmente il vero magnete, egli attira e concentra in sé stesso una grande quantità di Oro astrale e di particelle solari, che riceve dalla continua emanazione che proviene dal centro solare e lunare, sino a trovarsi nella disposizione prossima ad essere l’Oro vivente di Filosofi” (Limojon de Saint Didier – p.68).
Il passaggio attraverso gli elementi può essere anche simboleggiato dal passaggio attraverso i sette pianeti, i sette metalli. I vari regimi (di Saturmo. Di Giove, di Venere, ecc.) rappresentano i differenti stati che la materia sotto l’azione del fuoco assume durante le operazioni del Magistero.
Tutti i metalli dunque sono formati da zolfo e mercurio le cui differenti proporzioni danno luogo alla “differenziazione minerale”. Nella concezione alchemica i metalli sono considerati come esseri viventi. Essi crescono e si maturano nel seno della miniera e si moltiplicano attraverso “il seme o zolfo di natura” . Scrive F. M. Santinelli, un alchimista poeta del secolo XVII, “I metalli che crescono e hanno moto nelle loro miniere, sono vivi e hanno il seme onde possono moltiplicarsi così bene come il vegetale e l’animale”. Ed aggiunge: “Questo seme aurifero non va cercato nei metalli volgari, ma in quelli filosofici, esso nobilita i metalli imperfetti rendendoli perfetti”.
Gli alchimisti riconoscono nell’uomo 7 metalli, due perfetti, l’oro e l’argento simboleggiati dal Sole e dalla Luna, e cinque imperfetti, rame, ferro, stagno, piombo e mercurio, ma fanno una netta distinzione tra oro, argento, rame ecc. dei filosofi e quelli volgari. Ogni metallo è messo in rapporto con il pianeta che lo ha generato e con il mutare delle loro corrispondenza astrali, cosa che crea uno stretto legame tra Alchimia e Astrologia.
Essi nascono per opera dello “spirito universale” che secondo i vasi “crassi, o spessi, o rari” da origine ai vari metalli (“benché da un seme sol vengano tutti”). Basilio Valentino specifica: “L’influsso celeste discende dall’alto per volere e ordine di Dio e si mescola alle proprietà astrali. Non appena si ha questa congiunzione, i due partoriscono la sostanza terreste come un terzo, che è il principio del nostro seme e della sua prima origine”.
I metalli da utilizzare sono l’oro e l’argento considerati i corpi più ricchi di zolfo e mercurio .
Ogni sostanza, ogni metallo ha un aspetto filosofico e uno volgare: si parla quindi di oro, di argento, di mercurio dei filosofi per indicare le loro intime essenze (psicologiche e spirituali), e di mercurio, oro e argento volgari per indicarne gli aspetti che ricadono sotto i nostri sensi.
Quindi nella pratica alchemica c’è una parte rivolta all’esterno che comprende lo studio di metalli, pietre e medicamenti da cui è poi nata la nostra chimica, e una parte rivolta verso l’interno che mira alla purificazione e alla liberazione attraverso il fuoco della volontà, della nostra anima aurata oscurata dal piombo delle passioni, perciò l’alchimia è continuamente rivolta a una ricerca che è interiore e esteriore.
“Tutto il magistero, dicono i filosofi, non è altro che cuocere argento vivo e zolfo finché non diventino una cosa sola”.
Per trasmutare i metalli vivi in oro la pratica era sempre la stessa: si trattava di separare, sciogliere la materia scelta nelle due qualità di umido e secco, maschile e femminile, per poi farli di nuovo unire (“separai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso”), realizzando le nozze alchemiche rappresentate nell’iconografia alchemica dal Re vestito di rosso e la Regina vestita di bianco.
“Se la bianca sposa viene maritata al rosso marito, scrive Aurach, subito si abbracciano e dopo essersi abbracciati si congiungono, si sciolgono da sé, da sé si consumano, sicché dei due che erano, diventano un corpo solo” .
Ma prima di congiungersi Re e Regina devono purificarsi. La purificazione dell’oro e dell’argento è simboleggiata da una fontana in cui la coppia regale va a bagnarsi. L’abluzione va ripetuta tre volte, in modo da ottenere l’oro e l’argento dei filosofi. Ottenuta quindi la materia dell’Opera, simboleggiata da un liquido chiuso ermeticamente nell’ampolla, inizia la cottura nell’atanor: “Coque, coque, coque, ne tedeat” scrive Trismosino.
L’ampolla, sottoposta al regime del fuoco, è chiamata “uovo filosofico” perché da esso nascerà il fanciullo regale e anche “camera nuziale” poiché è lì che avviene il matrimonio di Re e Regina; è ancora detta “sepolcro” poiché gli sposi prima di essere uniti devono morire.
La materia sotto l’azione del fuoco passa attraverso i colori dei sette metalli, tra cui i piùimportanti sono il nero, il bianco, il rosso; se non si libera il mercurio lunare da Saturno non si può liberare il mercurio vicino allo zolfo.
Gli alchimisti distinguono una Piccola e Grande Opera rappresentate da due alberi, l’albero lunare e l’albero solare (v. Rosarium). Con la “piccola Opera” o “piccolo Magistero” si ottiene la pietra bianca; con la “grande Opera” o “grande Magistero”, la pietra rossa.
Il passaggio attraverso gli elementi si ottiene in tre fasi:
Fase al nero: è la putrefazione, il solve, la morte iniziatica – E’ lo stacco da Saturno, il passaggio dalla stato individuato ad uno non individuato. Finché gli elementi sono concatenati tra di loro, noi non possiamo percepire che il fisico attraverso il fisico. Liberando il Mercurio lunare da Saturno si liberano anche il mercurio vicino allo Zolfo, cioè il Mercurio igneo e si arriva alla propria Essenza solo dopo aver rinunciato al corpo, all’io individuato.
Nel distacco da Saturno, l’io non avendo più corpo come sostegno, ha momenti di crisi e di paura: è la prova del vuoto, è l’incontro con il “guardiano della soglia”, è la “notte oscura dell’anima” di S. Giovanni della Croce.
Gli alchimisti esortano ad accertarsi che il nero sia “più nero del nero” altrimenti si rischia il “sorgere degli avvoltoi” che simboleggiano i residui delle passioni non ancora domate. Portato a perfezione il nero, bisogna resistere, finché comincia a diradarsi e ad apparire un bagliore che annuncia il Bianco.
Fase al bianco: è la luce che sorge dalle tenebre; è la realizzazione di un corpo sottile che sostituisce il corpo fisico, grossolano.
E’ la vita che continua oltre la morte, è il figlio che nasce dalla Vergine.
Si tratta di spostare il centro del corpo nella “forza di vita”, cioè in quelle forze che producono, formano e sostengono il corpo.
La materia viene concepita come moto dello spirito. Il Saturno pur restando quello che è esiste solo in rapporto dello spirito. E’ la fase dell’argento, della colomba di Enea, della Rosa bianca. Si realizza l’aspetto psichico delle cose fisiche, si tira fuori l’anima del sottile, cioè la filosofia del sottile.
Fase al rosso: è la fenice che rinasce dalle ceneri. La coscienza arrivata al bianco non deve rimanere nello stato puramente psichico, ma tornare sul piano fisico, agire sulla materia. In fondo al vaso rimangono delle ceneri che sono preziose e l’Opera non viene compiuta se non sono utilizzate. E’ la prova del Fuoco: bisogna vivere come la salamandra tra le fiamme senza bruciarsi. La coscienza deve essersi tanto sottilizzata da percepire direttamente oltre i sensi corporei. E’ in questo stato che si può raggiungere il “profondo della terra”, il VITRIOL.
E’ il frutto del matrimonio di Re e Regina, la nascita del fanciullo coronato. E’ la realizzazione del Rebis, dell’Androgine spirituale.
Con la fase al rosso si estraggono dal corpo le energie rinchiuse negli organi. “ La nostra Pietra , scrive Limojon de Saint Didier, è un fuoco astrale che simpatizza con il fuoco naturale e che come una vera salamandra, nasce, si nutre e cresce nel fuoco elementare che le è geometricamente proporzionato” .
E’ la pietra rossa la corporizzazione dello spirito. Ma per essere utilizzata la pietra deve essere “moltiplicata”, cioè portata alla massima potenza aumentando in quantità e qualità e anche fermentata, cioè mescolata a una piccolissima parte d’oro fuso. In questo modo la sua forza trasmutatoria sarà più rapida e diretta. Con la pietra ridotta in polvere si ha la polvere di proiezione. Essa si presenta sotto forma di una polvere rossa brillante simile al rubino; gettandone una piccolissima parte nel crogiolo, sul metallo fuso si possono effettuare, come scrive Trismosino, trasformazioni meravigliose (v. Tintura del Leone Rosso). E’ la conquista di un potere spirituale che trasmuta altre nature nelle propria natura: accendendo in sé questa fiamma, si possono accendere altre fiamme.