Numerologia Esoterica nelle Antiche Civiltà Parte 2
Con i Greci, soprattutto con le teorie di Platone e di Pitagora, la Numerologia assume una valenza più ampia e si impone come scuola di pensiero, fornendo le basi alla Numerologia moderna.
Pitagora, nato a Samo intorno al 575 a.C, compì lunghi viaggi iniziatici in tutto il mondo allora conosciuto e giunse, dopo una lunghissima iniziazione di oltre 22 anni nel corso della quale imparò tra l’altro le matematiche sacre, ai vertici del sacerdozio egiziano. Quando l’Egitto subì la distruttiva invasione del persiano Cambise fu internato in Babilonia ed ebbe l’opportunità così di studiare le dottrine e i culti babilonesi e le conoscenze degli eredi di Zoroastro. Al ritorno in patria si sentì moralmente obbligato a divulgare tutto ciò che aveva appresoin giro per il mondo, uniformando in una prassi coerente concetti matematici, musicali, mistici, astronomici, scientifici e filosofici. Da questa sintesi diede vita ad un vero e proprio movimento religioso e fondò a Crotone una grande scuola esoterica, nota come sodalizio pitagorico. L’intuizione di Pitagora è di attribuire valori numerici a forme e a idee, dà perciò al numero un valore che va ben oltre quello di puro strumento di calcolo ma è l’essenza stessa delle cose
“Tutto è numero e tutto è numeralizzabile”
affermava Pitagora e l’armonia del creato si manifesta attraverso chiavi numeriche; per tale ragione, la conoscenza delle caratteristiche dei numeri, delle categorie derivanti dalle loro diverse classificazioni (la più importante distinzione è tra numeri maschili, dispari e perfetti, e numeri femminili, pari e imperfetti) e delle loro relazioni psicologiche ci consente di comprendere le relazioni intercorrenti tra le grandi verità del creato. Tra tutti i numeri, alcuni hanno per Pitagora e la sua scuola un valore particolare, in particolare è necessario soffermarsi sul valore del numero 1 e del numero 10. Il numero uno (chiamato “parimpari”, perché non è né pari né dispari) genera tutti gli altri numeri e rappresenta il concetto stesso dell’unità (Il neoplatonico Plotino lo indica come l’archetipo della divinità); il 10, somma dei primi quattro numeri interi, simbolo della perfezione, la cui espressione grafica (la tetraktys) fu considerata sacra dai pitagorici e fu presa a modello per la stessa organizzazione politica e filosofica della loro setta.
Per Platone le verità numeriche esistono al di fuori di noi e sono indipendenti dai sensi. Rivestono un ruolo essenziale nel mondo delle idee: sono gli archetipi di tutte le idee.
“Il numero esiste perché l’anima possa ascendere dal transitorio al perenne e partecipare all’eterno. Si deve contemplare il numero fino a coglierne, col solo aiuto della mente, la più riposta natura”.
Per Platone i numeri giocano un ruolo essenziale nel mondo ideale (le Idee-Numeri, archetipi di tutte le Idee) ed hanno un loro status metafisico, ben distinto da quello aritmetico. Questa stessa impostazione ideale è mantenuta dalle correnti filosofiche chiamate “neoplatoniche” che nacquero in epoche più recenti e che facevano riferimento alle teorie di Platone e dei filosofi greci.
Nella civiltà romana che ereditò il patrimonio culturale, scientifico e filosofico di quella greca e dei popoli che fecero parte dell’impero i numeri ebbero grande importanza ed erano abitualmente usati per le loro pratiche dagli aruspici che avevano un ruolo importantissimo nella società etrusca e romana.
Un’ importanza particolare va data alla Kabala ebraica, un’antica dottrina iniziatica di natura fiolosofica e mistica, trasmessa dapprima oralmente e poi esposta in trattati, che mediante la combinazione di simboli geometrici (cerchio, triangolo, quadrato), numerici (da 1 a 10) e alfabetici (le 22 lettere dell’alfabeto ebraico) consente agli iniziati di comprendere il messaggio occulto delle parole e di avvicinarsi così alla conoscenza di Dio (secondo i cabalisti infatti “Dio ha tracciato il suo nome nelle tre forme della Scrittura, del Numero e della Parola”).
La Kabbalah s’incentra sull’idea che la Torah contiene un senso nascosto ed esoterico, e che l’obiettivo principale dei Kabbalisti è quello di scoprirlo attraverso uno studio approfondito della Torah, sotto le varie interpretazioni.
Essa contiene tutta la Tradizione “esoterica ed essoterica”; ed è fondata sulla teoria, secondo la quale, tutte le lettere ebraiche sono strettamente corrispondenti alle Leggi Divine che hanno partecipato alla Creazione.
Ciascuna lettera rappresenta un essere vivente (Hayoth Hakodesch), un numero, un’idea; combinarle tra loro significa conoscere le Leggi e le essenze della Creazione. Con lo studio della Kabbalah, l’uomo può giungere alla conoscenza di tutti i “segreti”che Dio rivelò a Mosè.
L’inizio di tutta la Kabbalah è scaturita dal Sefer Yetzirah. Si tratta della prima opera che affronta i grandi temi della speculazione kabbalistica. In essa è trattata, sinteticamente, la teoria dei dieci numeri primordiali (Sefirot) e delle 22 lettere dell’Alfabeto ebraico che insieme formano le 32 Vie della Sapienza (o 32 Sentieri), le quali rappresentano le energie divine primordiali, nonché gli strumenti della creazione. Per lo Zohar, le origini di questa breve opera risalgono a 2000 anniprima della Creazione del mondo, in quanto sia le Lettere che i Numeri, esistevano già celati in Dio .
Le 32 Vie della Sapienza sono, pertanto, gli elementi essenziali da cui scaturisce tutta la realtà, sia fisica –relativa al mondo fenomenico –che spirituale. Il Sefer Yetzirah (o Libro della Formazione) inizia così: “Con 32 Vie di Sapienza J-H-W-H incise e creò il suo mondo”. Quindi, con 32 Vie ha creato il Mondo, con tre forme di espressioni: con il Numero, con la Lettera e con la Parola.
Le 32 Vie della Sapienza sono le 22 Lettere dell’Alfabeto ebraico e le “Dieci Sefirot”, le quali insieme costituiscono l’Albero della Vita (o Albero Sefirotico) che rappresenta la costruzione più importante e conosciuta della Kabbalah
La Kabalah ebraica è l’apoteosi del numero. Il sistema cabalistico assegna a ciascuna Sephirah i numeri da uno a dieci. E come le Sephiroth sono un compendio del processo creativo e delle leggi che regolano tutto ciò che esiste, così nei numeri da 1 a 10 è contenuto l’intero ordine cosmico su cui si fondano tutti i mondi, sia esteriori sia interiori. Come ogni Sephi-rah contiene ed emana tutte le successive, così dall’1, l’Unità che tutto comprende, provengono tutti gli altri numeri. Nel processo creativo ogni numero (e ogni Sephirah) è l’emanazione di quello precedente: si passa dall’1 al 2, dal 2 al 3 e così via: dall’essenza all’esistenza, dallo spirito alla materia. Nel processo reintegrativo dall’esistenza si tende al ritorno all’Unità. Ai 22 sentieri che uniscono e mettono in relazione le Sephiroth dell’Albero della Vita sono assegnate le 22 lettere dell’alfabeto ebraico. Componente primaria delle lettere ebraiche è il valore numerico di ognuna, che ne determina la qualità, il peso, la vibrazione, in stretto connubio col significato di base. E se ogni lettera contiene un valore numerico, ogni parola formata da più lettere può essere caratterizzata da un numero che è pari alla somma dei valori numerici delle sue lettere. Ed è quello che fa la Ghematria, sistema del pensiero ebraico che mette in relazione parole e concetti con lo stesso valore numerico, creando rapporti armonici fra idee ed espressioni differenti. Ghematria deriva da un termine greco che significa calcolo. Questo strumento ci può fornire le chiavi per orientarci nello studio e nella scoperta delle leggi cosmiche.
Gli Arabi diffusero in Europa il quadrato magico “Lo – Shu” (lo scorrere del fiume Lo), considerato nella tradizione cinese la struttura numerica base dell’universo. Veniva utilizzato per la scienza divinatoria, ma anche per applicazioni pratiche. In questo quadrato magico la somma in orizzontale, verticale e diagonale dà sempre 15 che, ridotto, riconduce alla perfezio-ne del numero 6. Scomponendo questa figura si ottengono 2 forme: il quadrato, che contiene i numeri pari, il mondo delle forme, e il cerchio, che contiene i dispari, il flusso del divenire.
Il mandala Lo-Shu rappresenta l’equilibrio fra cielo e terra. È la quadratura del cerchio, espressa dalla sintesi armoniosa del numero 6.
Alkemill / LilithEye