Calendario Wicca – Festività : 25 Marzo Festa di Attis risorto – Festa di Adone
Il 25 Marzo si festeggia una Duplice festa quella in onore di Attis Risorto ( Oggi risorto e morto il 23 Marzo ) e quella in onore di Adone. Avendo già ampiamente parlato di quella di Attis ( clicca per vedere l’articolo ) in questo post tratterò del mito di Adone.
Le feste in onore di Adone, nell’antichità erano celebrate in Siria, in Grecia, in Asia Minore. Il culto rievocava la morte e resurrezione di Adone, con riti funebri e tripudio (danza a ritmo ternario dei sacerdoti) finale. Erano celebrate da donne.
Ne esistono piu versioni e si svolgono in giorni diversi, poi trasposti nel Calendario delle festività pagane nel giorno del 25 Marzo.
MITO DI ADONE
Adone (in greco Άδωνης o Άδωνις) era un dio collegato ai culti misterici e ad altre divinità non elleniche, come quella egizia Osiride.
Nella mitologia greca era nato dall’unione incestuosa tra Cinira, re di Cipro, e sua figlia Mirra (o Smirna – immagine a lato ). Questa unione infausta fu volere di Afrodite, che si era adirata per il fatto che la madre di Mirra, Cancreide, aveva affermato che la figlia fosse più bella persino di Afrodite. La dea dunque fece innamorare la figlia del padre, col quale Mirra si unì mentre era ubriaco ed inconsapevole di tutto. Adone venne alla luce accolto dalle ninfe dei boschi, che lo allevarono nelle grotte di Arabia. Il fanciullo era molto bello (simboleggiava appunto la bellezza maschile).Talmente bello che appunto fece innamorare Afrodite, oltre che Persefone, regina dell’Ade. A quest’ultima Afrodite affidò Adone, per la sua protezione, ma Persefone se ne innamorò e lo segregò con sé nel suo palazzo. Saputo ciò, Afrodite si adirò e andò nel Tartaro, tuttavia Persefone non avrebbe rinunciato ad Adone. La questione fu affidata a Zeus, il quale, non sapendo che decidere, affidò a sua volta la faccenda alla musa della poesia, Calliope. Quest’ultima decretò che Adone avrebbe passato un terzo dell’anno con Afrodite, un terzo con Persefone ed un terzo con una persona di sua scelta.
Afrodite però voleva il giovane tutto per sé e, non contenta, con un oggetto magico attirò a sé Adone, togliendolo a Persefone.
Secondo Ovidio, per sbaglio il figlio di Afrodite, Eros, colpì la madre con una freccia che la fece follemente innamorare dell’Adone ormai adulto. Da Adone, Afrodite ebbe diversi figli, fra cui Priapo. Secondo alcuni mitografi, Adone fu ucciso da Ares, geloso amante della dea, o da Apollo ed Artemide. Dal sangue del cadavere di Adone nacquero gli anemoni. Infine, Zeus concesse a Adone di passare quattro mesi all’anno nell’Ade, quattro sulla terra con Afrodite e quattro dove avesse voluto lui.
In onore di Adone, ad Atene, a Byblos e ad Alessandria, venivano celebrate le Adonie, durante le quali, annualmente, ci si lamentava della morte del dio.
Adonie
Erano feste celebrate dai Greci in onore di Adone, amante di Afrodite, ucciso da un cinghiale. Si svolgevano verso la metà di Luglio, periodo più caldo e torrido di tutto l’anno. Le Adonie più importanti si celebravano in tre città principali: Atene, Byblos e Alessandria.
Atene
Ad Atene non erano feste pubbliche, non venivano ne’ organizzate ne’ finanziate da nessuna autorità, ma si svolgevano privatamente all’interno delle singole abitazioni. In particolar modo venivano tenute nelle case delle cortigiane, le quali invitavano i loro amanti per suntuosi banchetti e divertimenti. Spesso però vi partecipavano anche donne sposate, come attesta Alcifrone , parlando di una certa Filomena, che nonostante la stretta sorveglianza del marito, raggiunse le altre donne mentre questo dormiva. Molti autori sottolineano la licenziosità di queste feste, durante le quali si mangiava e soprattutto si beveva a sazietà e si tenevano pratiche e discorsi osceni. Sempre durante le Adonie era uso da parte delle donne piantare cereali e ortaggi dal veloce sviluppo, all’interno di vasi e ceste, io onore dell’amante di Afrodite. Questi vasi poi venivano collocati sui tetti delle case, con l’intento di avvicinarli il più possibile al sole; in questo modo le piante si seccavano molto in fretta per il clima arido della stagione. Queste coltivazioni così effimere erano definite “i Giardini di Adone” e avevano l’intento di rievocare la seduzione amorosa di Adone, dissecatasi senza produrre frutti. Durante queste feste vi era anche l’usanza di dedicare lamentazioni per la prematura morte di Adone, ma si evocavano anche i piaceri amorosi al di fuori del matrimonio.
Byblos
Le Adonie che si svolgevano a Byblos, in Fenicia, erano invece molto diverse. Erano questa volta feste pubbliche, a cui partecipavano sia uomini che donne. Le lamentazioni funebri erano fatte in quantità molto maggiore e non venivano piantati cereali e ortaggi come ad Atene. Inoltre qui le donne erano costrette a prostituirsi per gli stranieri e dovevano poi donare i ricavati al tempio di Afrodite della città. La prostituzione veniva imposta dal rito, per cui non aveva niente a che fare con i ritrovi e la licenziosità ateniese. Questo rituale ricorda molto il mito riguardante le figlie di Cinira (padre di Adone), che furono costrette a prostituirsi dalla dea AfroditeAlessandria
Ad Alessandria queste feste vennero introdotte da Arsinoe, sorella e moglie di Tolomeo II Filadelfo. Avevano anche queste un carattere pubblico e si celebravano sotto forma di rappresentazione all’interno del palazzo reale. Anche qui, come ad Atene, venivano piantati e curati giardini, frutti di stagione e diverse piante e ortaggi, avendo però ormai perso il significato simbolico presente ad Atene. Questa festa si svolgeva ad Alessandria in due fasi: prima avveniva la rappresentazione dell’amore tra Afrodite e Adone, poi aveva luogo una processione funebre durante la quale le donne sfilavano tenendo in mano una statuina rappresentante Adone morto.
USI E RITUALI IN ITALIA – Mescolanza di Cristianesimo e Paganesimo
Come molte altre tradizioni religiose cristiane, quella dei “Sepolcri” pare abbia origini pagane ed in particolare legate alla mitologia greca, con chiari riferimenti al culto di Adone, che simboleggia il risveglio della natura dopo l’inverno, in corrispondenza con l’equinozio di primavera (il 21 marzo) e che nel cristianesimo serve a determinare la Pasqua, che deve cadere nella prima domenica subito dopo la prima luna piena dopo l’equinozio.
Ricordiamo per esempio, la particolare tradizione dei Giardini di Adone,si venerava, quindi, la decadenza e la rinascita annuale della vita, cui era dedicato una sorta di giardino, un simbolo nato col principio della Magia Imitativa, cioè sul fatto che il simile produce il simile, quindi realizzare ricchi giardini fioriti era un modo per incoraggiare la crescita del raccolto. Si scopre così il significato di un altro rituale cristiano che affonda le radici nel paganesimo: i sepolcri realizzati, per Cristo il Venerdì Santo, con piante, spighe e fiori, sono giardini creati sulla tomba del dio morto nel ricordo delle festività e dei rituali arborei.
Fino all’inizio del nostro secolo le donne siciliane e calabresi seminavano prima del periodo pasquale grano e lenticchie in piatti che tenevano nella penombra, innaffiandoli ogni due giorni.
“In Sicilia – scrive Frazer nel Il Ramo d’Oro – si seminano ancora in primavera come d’estate dei giardini di Adone; da ciò possiamo forse arguire che la Sicilia e la Sardegna celebrassero un tempo una festa primaverile del dio morto e risuscitato.
Dal Paganesimo al Cristianesimo – All’avvicinarsi della Pasqua, le donne siciliane seminano del grano, delle lenticchie e dei grani leggeri in piatti, che tengono al buio e innaffiano ogni due giorni. Le piante crescono rapidamente, se ne legano insieme i germogli con dei nastri rossi e si mettono i piatti che li contengono sui sepolcri che si fanno con le immagini del Cristo morto, il venerdì santo, nelle chiese cattoliche e greche, proprio come i giardini di Adone venivano posti sulla tomba del dio morto. Questo uso non è unicamente siciliano, perché viene osservato anche a Cosenza, in Calabria, e forse anche altrove. L’intero costume – i sepolcri e i piatti con i germogli di grano – può essere la continuazione, sotto un nome diverso, del culto di Adone.”
Anche uno storico delle tradizioni popolari siciliane, Giuseppe Pitrè, ci ricorda che “una delle principali preoccupazioni di alcune famiglie devote è quella del sepulcru. A metà di Quaresima esse hanno avuto cura di preparare certi piatti; ed il modo, per chi non lo sappia, è questo. Sopra un tondo, piccolo o grande che si voglia, si allarghi tanta stoppia o canape che basti a coprirlo, nel mezzo vi si sparge del grano, al di sopra quasi in secondo strato delle lenti, torno torno della scagliula, e si ripone al buio, avendo cura di spruzzarvi sopra dell’acqua di due giorni in due giorni. Tra pochi di tutto è germogliato, e grano e lenti e scagliula vengon su a vista d’occhio bianchi come cera nel centro, rossastri in giro. Questa coltura è industria delle donne, e venuto il mercoledì, in cui le chiese apparecchiano il Santo Sepolcro, quei piatti fioriti si mandano ad offerire, legati e messi insieme in lunghi steli con larghe e bellissime fettucce di color rosa (le quali poi rimangono pel culto divino) alla chiesa più vicina o a quella alla quale furono destinati o promessi. I divoti offerenti la dimani rivedranno il loro dono e saranno in grado di istituir dei paragoni con gli altri”.
Adone è il dio della vegetazione, della natura rigogliosa che sboccia in primavera e muore a fine estate: come il seme, dovrà trascorrere lunghi mesi bui e freddi sottoterra, per poi rinascere al primo sole.
Il culto di Adone consisteva, in Grecia come in Asia Minore, nella rappresentazione rituale del mito di cui è protagonista. I sacerdoti mettevano in scena il suo matrimonio con la Dea Madre, che veniva accompagnato dalle celebrazioni della cittadinanza; in particolare erano le donne che erano molto legate al suo culto, ed erano loro le “interpreti” più importanti del rituale. Veniva quindi rappresentata la morte del dio, a cui seguivano i lamenti e i pianti delle donne: un particolare tipo di rituale consisteva nella realizzazione dei “giardini di Adone”, vasi pieni di germogli di cereali e ortaggi che crescevano e appassivano molto velocemente, simboleggiando la vita del dio. Le donne piangevano la morte di Adone tenendo in mano i vasi di piante appassite; per permettere la sua resurrezione i vasi venivano quindi rovesciati nei fiumi e nelle sorgenti.
Fare “su Nenniri” è una tradizione molto diffusa un po’ in tutta la Sardegna, e in parole povere si può descrivere nella realizzazione di un vasetto di germogli, proprio come i giardini di Adone. Tradizionalmente, si utilizza il grano, misto a orzo e semi di lino; tuttavia al giorno d’oggi su Nenniri viene preparato con qualunque seme si abbia sottomano. Circa tre settimane prima della ricorrenza per cui lo si prepara, i semi vengono posti in un piccolo recipiente pieno di terra, che verrà innaffiato molto di frequente; questo viene poi conservato in un luogo buio, in modo tale che i germogli, privati della luce, crescano di un verde-giallo chiaro e molto brillante. Quando è pronto, su Nenniri viene utilizzato per vari scopi; a Cagliari assume un’importanza particolare per la Pasqua, quando, simbolo di una primavera ormai nel pieno delle forze, viene regalato a parenti e amici come buon augurio di serenità e fecondità (ormai perlopiù in senso finanziario, ma un tempo il significato era … un tantino più letterale). Su Nenniri ricevuto in dono si pone come centrotavola per il pranzo di Pasqua. Altrove, il grano veniva seminato a fine maggio per essere esposto per San Giovanni, e quindi raccolto per utilizzare i poteri magici che ha acquisito. Come Adone, nasce in primavera e muore al solstizio d’estate.
Ma in relazione al mito di Adone ha una importanza particolare il rituale che fino a poco tempo fa veniva eseguito a Samugheo, piccolo paese della provincia di Oristano. Il mito del dio viene rappresentato dalle giovani del paese, che celebrano prima il suo matrimonio con di una di loro, eletta prioressa, quindi piangono la sua morte, e infine festeggiano la sua resurrezione. Le ragazze di ogni rione del paese sceglievano una di loro per preparare su Nenniri in modo tale che questo potesse essere pronto per la festa dell’Assunta. La mattina del 15 su Nenniri viene adornato con stoffe preziose e carta colorata, e la sua realizzatrice diventa per così dire “capo cerimoniere”. Vestita del costume tradizionale da sposa, la fanciulla portava in giro per il paese su Nenniri, seguita da un corteo di compaesani, anch’essi in costume. Giunto il corteo presso un precipizio, su Nenniri veniva spogliato dei suoi ornamenti e rovesciato nell’abisso. A questo punto la “sposa” inizia i lamenti funebri, e con le sue amiche piange e intona “is frores de mortu”, i versi dedicati ai morti.
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