Storia del Ghost Hunting Parte 9 : La Ricerca nel dopoguerra
La ricerca dopo la guerra
Dopo il grande interesse e l’eccitazione della ricerca sul sovrannaturale avvenuta fra le due guerre, la caccia ai fantasmi è in gran parte crollata. Nel 1948 le attività del Ghost Club iniziarono a subirne il colpo di coda. La SPR, nel frattempo, stava diventando più un’organizzazione posta alla formazione d’investigatori che all’investigazione stessa. Il malessere generale causato dall’austerità del dopoguerra, ha fatto sì che negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, le attività di caccia ai fantasmi non erano più promosse da enti o organizzazioni legalmente riconosciute, ma svolte da dilettanti che si autofinanziavano per passione e che di tanto in tanto pubblicavano qualche libro. Fra questi voglio ricordare il parapsicologo e ghost hunter, Peter Underwood (1923-2014 foto ) e il soprannominato “Ispettore degli spettri” Andrew Green (1927-2004). Underwood si occupò di ricerca soprattutto durante la sua presidenza del Ghost Club dal 1962 al 1993, mentre Green fondò nel 1949 la Ealing Society for Psychical Research e nel 1952 sia la Lewisham Psychic Research Society che la National Federation of Psychic Research Societies. Nonostante furono numerose le sue indagini sulle Percezioni Extrasensoriali (ESP) e i test sui medium, nulla degno di nota è purtroppo emerso dalla sua ricerca.
Nel 1996, Andrew Green (Immagine a lato) fu ingaggiato dal consulente del teatro Royal Albert Hall, Mark Borkowski, a seguito di testimonianze singolari di fenomeni insoliti. Borkowski si riteneva scettico ed estraneo ai fatti, ma chiedeva di fare luce sul caso per placare le voci di presunta infestazione del teatro. Il portiere di un ristoratore affermò di aver visto due donne scomparire nello scantinato del teatro e alcuni tecnici addetti alla manutenzione degli organi, riferirono di essere stati molestati da un vecchio signore. Green promise di esorcizzare o comunque scacciare le entità infestanti, così Borkowski invitò per l’occasione, spinto dalla curiosità, alcuni media per assistere e documentare l’evento. Peccato però che invece di cercare i fantasmi, Green passasse tutta la notte a rispondere alle domande poste dai cronisti inviati dai media. L’unica cosa che Green affermò è che prima dell’arrivo dei giornalisti, riscontrò un’anomalia nella temperatura del piano superiore e che il suo registratore di ultrasuoni aveva ripreso strani rumori. Come non notare, quindi, una gran bella differenza dalle indagini meticolose dei suoi predecessori?
Possiamo quindi capire che il ghost hunting moderno si sia ispirato più ai recenti investigatori piuttosto che attingere dal passato, se non altro per le sperimentazioni e la meticolosità nel fornire fascicoli di numerose pagine per ciascun caso che veniva studiato per parecchio tempo e non da una semplice nottata chiusi un castello o in una dimora abbandonata. Anche le attrezzature di oggi s’ispirano al ghost hunting di Green, composto da registratore audio, macchina fotografica, metro a nastro, carta millimetrata per disegnare i piani del sito, mappe di rilevamento dell’area e altri strumenti forse più idonei a raccogliere informazioni del luogo d’indagine. Underwood invece costatò che un ghost hunter iper equipaggiato non aveva resoconti più dettagliati di chi utilizzava equipaggiamenti più semplici.
Verso la fine degli anni Settanta un caso divenuto molto famoso segnò la memoria collettiva del XX secolo: il Poltergeist di Enfield in Inghilterra, investigato da Maurice Grosse (1919-2006 – ) e Guy Lyon Playfair (1935-2018) , entrambi nell’immagine ,della SPR londinese. Nel corso dei due anni d’indagine, la coppia registrò un gran numero di suoni anomali quali rap (colpi) e voci, e furono testimoni di molti eventi insoliti. Pur restando molto discusso e controverso, il poltergeist di Enfield rappresenta ancora oggi un esempio di veridicità dei fenomeni per i ghost hunters. La storia del caso però riporta anche di una terza investigatrice inviata dalla SPR a indagare sul caso e sui due investigatori che, per motivi diversi, molto probabilmente si stavano lasciando travolgere dal caso. Questa fu Anita Kohsen Gregory (1925-1984) che scoprì la piccola Janet Hodgson simulava alcuni fenomeni e fornisce la SPR di un video in cui Janet piega un cucchiaio e altri in cui salta su e giù dal letto agitando le braccia. La Gregory dichiara quindi che le prove raccolte dai suoi colleghi erano ridicole, esagerate e soprattutto molto discutibili. Molti anni più tardi, Janet oramai adulta e madre di tre figli, dichiara a un giornalista di Telegraph che c’erano momenti in casa nei quali accadevano strani fenomeni insoliti e altre volte non succedevano. Il giornalista, riferendosi al video in cui Janet simulava i fenomeni paranormali, chiede quanto in casa sua fossero simulati? La Hodgson rispose “I’d say 2%” (Direi il 2%). Evidentemente lasciando alludere che nei casi in cui i fenomeni non c’erano, li simulava lei o la famiglia per non deludere le persone coinvolte nell’investigazione. Fra i tanti medium accorsi in casa Hodgson c’erano anche due investigatori divenuti oggi ancora più popolari per una serie di film ispirati alle loro indagini: i coniugi Warren.( di cui parleremo approfonditamente in un articolo a loro dedicato)
La nomea di Ed (Edward Warren Miney, 1926-2006) e sua moglie Lorraine Rita Moran (Bridgeport, 31 gennaio 1927) non ha mai brillato. Oggi grazie ai film prodotti e/o diretti da James Wan, hanno rivalutato mediaticamente la loro “carriera”, ma forse non tutti sanno che i coniugi Warren erano mal considerati persino dagli altri investigatori del paranormale e dai demonologi. Innanzitutto si autodefinirono demonologi nonostante si occupassero di “scacciare” entità maligne nelle case private. Un demonologo studia la storia e la mitologia, non è un esorcista. Lorraine afferma di essere quindi una medium capace di poter comunicare con gli spiriti e di poterli convincere ad andarsene. Suo marito Ed muore nel 2006, dopo aver operato per moltissimi anni al suo fianco come consulente psichico andando spesso in televisione come ospite. Hanno insieme aperto l’Occult Museum, nel Connecticut, dove sono esposti oggetti che erano, o lo sono ancora, posseduti da spiriti maligni, reperti provenienti da alcuni dei loro casi. Ad accreditarli sono sempre state molte persone soprattutto cristiane.
Ed sosteneva che bisogna credere in Dio per comprendere la loro missione. Di certo Ed e Lorraine si sporcarono la reputazione soprattutto con il caso di Amityville perché enfatizzato da una triste vicenda di abuso di droghe e alcol. Come per il caso di Amityville, anche quello della famiglia Snedeker (vedi film del 2009 diretto da Peter Cornwell) s’ispira a racconti romanzati riportati in un libro di successo, in questo caso scritto sia da Ed e Lorraine Warren, ma accreditando anche il capofamiglia dei Snedeker e il romanziere horror Ray Garton. Garton rilasciò un’intervista alla rivista Horror Bound affermando che dopo aver intervistato tutti i membri della famiglia Snedeker, i racconti si contraddicevano. Quando chiese a Ed Warren spiegazioni, questo gli rispose che quella famiglia era pazza e delle storie raccolte doveva prendere solo ciò che potesse ritenere valido e riportarlo nel libro, affinché fosse spaventoso, e di calcare pure la mano nel romanzarlo il più possibile.
Il 1981 fu un altro anno significativo per il cambiamento della ricerca sul paranormale. Fu fondata l’Associazione per lo studio scientifico dei fenomeni anomali (ASSAP, Association for the Scientific Study of Anomalous Phenomena), esistente ancora oggi, i quali fondatori hanno incluso ex membri del consiglio della SPR, che hanno favorito quello che consideravano un approccio più moderno e inclusivo all’indagine sul paranormale. Il principale contributo al ghost hunting era il training fornito agli investigatori.