Solstizio d’Estate: tra astrologia e tradizione
Solstizio d’Estate: tra astronomia, astrologia e tradizione
Il solstizio (dal latino “solstĭtĭum”, composto da sōl, «Sole», e, sistĕre, «fermarsi») è in astronomia il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima. Il 21 giugno è il giorno durante il quale il sole raggiunge il punto più alto rispetto all’orizzonte, con conseguente numero massimo di ore di luce possibili fino al tramonto. Il momento in cui cade il solstizio varia di anno in anno, ritarda ogni anno di circa 6 ore rispetto all’anno precedente (più precisamente 5h 48min 46s) . È infatti proprio per questo motivo che ogni quattro anni ce n’è uno bisestile: per recuperare la differenza. Il Solstizio d’estate segna l’inizio dell’estate astronomica nell’emisfero settentrionale e dell’inverno in quello australe.Il Sole culmina cioè allo Zenit, nel punto più alto del cielo rispetto all’orizzonte del suo percorso annuale. Nella zona compresa tra il Circolo Polare Artico e il Polo Nord il Sole non tramonta, regalando un giorno di 24 ore di luce.
Solstizio d’estate: la porta tra lo spazio terreno e l’eternità
Nel passato, quando la vita degli uomini era strettamente legata al ciclo della Natura, il Solstizio d’estate era associato a significati profondi legati all’agricoltura e alla raccolta di erbe spontanee e piante officinali e rituali tramandati legati alla dimensione del sacro e dei riti esoterici.
La gente dei campi conosceva i ritmi della Natura e rispettava la Madre Terra, sapeva che festeggiare San Giovanni non era solo un fatto propiziatorio quanto un’esigenza purificatrice. La terra, infatti, dopo il raccolto aveva la necessità di essere purificata per opera della rugiada per essere pronta a ricevere la nuova semina. Il contadino, sempre nella magica notte di San Giovanni, usava interpretare il volo delle lucciole. A seconda della danza delle lucciole, cercava di prevedere l’andamento dell’anno agricolo affidandosi alla cabala della natura. Se le lucciole volavano basse rasentando i fossi del terreno sarebbe stata un’estate torrida e siccitosa; in caso contrario, se volavano lambendo i rami delle siepi, l’state sarebbe stata fresca e piovosa, e i campi rigogliosi. Gli astrologi babilonesi vedevano nel solstizio l’unione del Sole e della Luna, il momento in cui i due astri potevano elargire agli uomini tutta la loro benefica energia per proteggerli dalla mala sorte. Così la rugiada nella notte del Solstizio d’estate acquista un particolare potere simbolico: è l’acqua che scende dal cielo notturno, l’acqua della Luna nella notte dedicata al Sole. Quindi l”acqua che unisce Luna e Sole.
Litha è la festività dell’antica religione, che coincide con il Solstizio d’Estate. Si dice di Litha come di un tempo fuori dal tempo, un momento in cui ogni cosa si capovolge.
L’universo è un reticolo di energie positive e negative che fluttuano in un tempo e in uno spazio “esterni” alla nostra esperienza. Secondo alcuni fisici, il tempo non rappresenta un flusso continuo, scandito in passato, presente e futuro; il tempo è, semplicemente. Le scienze antiche come l’astrologia e la magia affidavano ai sacerdoti il compito di interpretare il tempo attraverso alcuni segni rivelatori: le viscere degli animali sacrificati, il volo degli uccelli, l’allineamento dei pianeti, la luna, rappresentavano gli elementi forniti dall’universo per comprendere i messaggi inviati all’uomo
Alkemill / LilithEye