Calendario Wicca – Festività : 20 Giugno Festa di Atena
Il 20 Giugno e il 4 Agosto si celebra una festa dedicata ad una delle piu importanti dee greche, Atena.
La Dea, identificata con la romana Minerva, è figlia di Zeus e di Meti. Zeus divorò la povera Meti quando questa era incinta di Atena, consigliato da Urano e Gaia i quali gli rivelarono che se Meti avesse messo al mondo una figlia, da questa sarebbe poi nato un figlio che gli avrebbe tolto il comando del cielo. Zeus si accollò il compito di portare lui stesso a termine la gestazione. Quando giunse l’ora del parto, si fece aiutare da Efesto, che effettuò quello che si potrebbe chiamare un taglio cesareo del tutto particolare: infatti, con un colpo di ascia ben assestato, fece uscire Atena dalla testa di Zeus. La dea, che era già adulta e ben armata, appena nata lanciò un urlo di guerra che risuonò su tutta la terra. Atena è considerata la dea della guerra ma, a differenza di Ares, violento e sanguinario, essa pretende dai suoi protetti (tra cui Ulisse, Ercole, Achille e Giasone) non la bruta forza fisica ma azioni, frutto di riflessioni e di ragionamenti tattici. Non a caso è considerata nel mondo greco anche la dea della ragione. Il nome della madre, Meti, infatti, è traducibile con la parola “senno”. Il fatto che sia proprio Atena ad affrontare e a battere Ares, sottolinea che, spesso, la riflessione e la ragione hanno il sopravvento sulla forza bruta. Atena è anche la protettrice dei tessitori e delle ricamatrici, ma il suo ruolo di dea guerriera è quello prevalente. E’ rappresentata con l’elmo in testa, armata di lancia e scudo e vestita con l’egida (una specie di corazza di pelle di capra). Sul suo scudo la dea mise la testa di Medusa, la gorgona che aveva il potere di tramutare in pietra chiunque osasse guardarla negli occhi e che fu uccisa da Perseo.
Gli epiteti di Atena erano innumerevoli, ma il più diffuso era quello di Pallade (colei che lancia l’asta). Con questo epiteto, la dea assumeva caratteristiche simili a quelle di Demetra, essendo considerata anche protettrice dei campi e dell’agricoltura. Ad Atene il suo culto fu secondo solo a quello di Zeus, e a lei fu dedicato il Partenone. Ad Atena è attribuita l’invenzione dell’olio di oliva ed anche l’introduzione dell’ulivo in Grecia. Il suo animale preferito è la civetta. Non a caso, ciò che caratterizza la civetta, rispetto agli altri animali, è proprio l’occhio grande e splendente; ed è, infatti, negli occhi azzurri della civetta che si riflette una delle caratteristiche di Atena considerata la dea della chiarezza e chiamata “dea dagli occhi glauchi” cioè “dea dagli occhi azzurri”. Nella lingua greca, le parole civetta e azzurro hanno un suono simile (glaux = civetta, glaucos = azzurro). Atena rimase vergine e, tuttavia, le viene attribuito un figlio, che avrebbe avuto da Efesto nel seguente modo: era andata a procurarsi delle armi da Efesto, esperto fabbro che utilizzava i vulcani come officine. Questi, abbandonato da Afrodite dopo aver scoperto la tresca con Ares, s’innamorò di Atena; la dea, però, non ne voleva sapere del brutto Efesto che, deciso ormai a possederla, nonostante fosse zoppo, incominciò ad inseguirla, la raggiunse e la prese tra le braccia. Ma era tanto il suo desiderio che, soffrendo, forse, di eiaculazione precoce, bagnò con il suo seme una gamba della dea. Atena, un pochettino disgustata, si asciugò con della lana che poi lanciò per terra inzuppata dal seme di Efesto. Dalla terra, fecondata in modo così poco romantico, nacque Erittonio che la dea considerò proprio figlio, lo rinchiuse in un cofano, sotto la custodia di un serpente, e lo affidò ad Aglauro, la figlia del re d’Atene.
Le feste in Onore della dea erano molte. Particolarmente interessanti erano le Panatenèe che si svolgevano ad Atene ogni anno, sostituite, ogni quattro anni, dalle grandi Panatenèe. ( Nell’immagine : la corsa col carro – téthrippon – sull’anfora panatenaica del Museo Archeologico Nazionale di Firenze ) Si narra che queste feste fossero state istituite da Erittonio, il figlio di Atena. Durante i festeggiamenti si svolgevano varie attività sportive. Un esercizio del tutto particolare consisteva nello scendere e risalire velocemente su un carro in corsa indossando un’armatura. Alla fine della festa si svolgeva una cerimonia notturna in cui, con una solenne processione verso l’Acropoli, veniva offerta ad Atena una veste femminile molto preziosa. Un’altra festa, celebrata ad Atene era chiamata Arreforie, dedicata ad Atena Pallade. Durante il suo svolgimento, la sacerdotessa di Atena consegnava degli oggetti sacri e misteriosi a delle ragazzine di nobili famiglie chiamate “Arrefore” (“portatrici di oggetti dei quali non si può parlare”), che avevano il compito di portarli, a notte fonda, nel sotterraneo di Afrodite degli orti. Forse gli oggetti sacri erano dei simboli di fecondità a forma di genitali. Ciò si potrebbe dedurre dal fatto che una delle cerimonie che si svolgevano durante le Tesmoforie dedicate a Demetra e Persefone e a cui partecipavano solo donne maritate, consisteva proprio nel portare in corteo alle dee degli oggetti di pasta a forma di genitali, come auspicio per la fertilità dei campi. Sempre ad Atene si celebravano le Plintèrie, feste di purificazione in cui veniva lavato in mare il simulacro della dea.
Panatenee
Le Panatenee erano la festa religiosa più importante dell’antica Atene, in onore della divinità protettrice della città, Atena (con l’appellativo di Poliàs, Poliade). Si tenevano il giorno della nascita della dea (il 28 del mese di Ecatombeone, corrispondente alla fine di luglio) e vi partecipavano tutti i cittadini liberi, comprese le donne.Secondo la tradizione erano state istituite da Erittonio mitico re di Atene, o da Teseo, per celebrare il sinecismo dell’Attica sotto Atene. Nel 556 a.C. Pisistrato riorganizzò la festa ed istituì ogni quattro anni, nel terzo anno dell’Olimpiade, le “Grandi Panatenee”, di durata maggiore, che compresero anche i giochi panatenaici, con competizioni artistiche e sportive. La processione panatenaica, che avveniva solo in onore delle Grandi Panatenee, portava il dono di un peplo tessuto dalle ateniesi nobili (Ergastìne) e ricamato con episodi della Gigantomachia. La processione si radunava prima dell’alba nei pressi della porta del Dipylon, attraversava l’agorà e giungeva all’Acropoli, dove potevano entrare solo i cittadini ateniesi. La processione passava quindi davanti al Partenone e si fermava al grande altare di Atena. Il rito comprendeva sacrifici, tra cui un’ecatombe.
La processione è raffigurata nel fregio disposto sui muri esterni della cella del Partenone ( immagine a lato di un segmento ), scolpito da Fidia e dai suoi aiuti. Vi sono rappresentati alla partenza gli ipparchi e il keryx o araldo, gruppi di cavalieri che si stanno preparando o sono colti in corsa per la gara che si svolgeva durante la processione. A questi seguono le quadrighe, tra le quali si svolgeva pure una gara, nell’ultimo tratto della quale un oplita con armatura doveva scendere e correre a fianco del carro in accordo con l’andatura dei cavalli. Segue quindi la processione vera e propria (pompé) con gli animali per i sacrifici, portatori di offerte, suonatori e le canefore che portavano il peplo e vasi per libagioni.
Inno ad Atena
Comincerò a cantare Pallade Atena, la gloriosa dea
dagli occhi splendenti, ingegnosa, dal cuore inflessibile,
vergine casta, intrepida signora dell’acropoli,
Tritogenia; il saggio Zeus la generò da solo,
dal suo capo venerabile, rivestita già delle armi di guerra
dorate e lucenti. Tutti gli immortali si stupirono
a questa vista: essa balzò fuori rapidamente
dal capo immortale, agitando un giavellotto acuto
davanti a Zeus Egioco. Il vasto Olimpo sussultò
cupamente sotto l’urto della dea dagli occhi splendenti,
la terra emise un grido terribile, il mare si sconvolse,
gonfiandosi con flutti spumanti. Poi d’improvviso le onde
si fermarono, il luminoso figlio di Iperione arrestò
lungamente i veloci cavalli, fino a quando la vergine
Pallade Atena ebbe tolto dalle spalle immortali
le armi divine: né gioì il saggio Zeus.
Così ti saluto, figlia di Zeus Egioco:
io canterò te e anche un’altra canzone: la canzone della mia vita!
Nell’Uscita dell’Anima verso la Luce del Giorno viene ribadito il principio, in forma Egiziana, dell’Inno Omerico ad Atena. Solo che qui, si tratta di un individuo che pretende di essere riconosciuto come DIO e continuare nella propria sequenza dei mutamenti e rivendica, davanti all’infinito, quanto egli ha manifestato, quanto egli ha rappresentato, quanto egli ha meritato nel corso della sua esistenza. Si tratta della qualità del giavellotto di Atena. Il giavellotto con cui Atena minaccia Zeus altro non è che la somma di tutti gli sforzi strategici che gli Esseri, figli di Hera, hanno fatto nella loro esistenza. Ed è con quel patrimonio di Potere che un Essere Umano ha costruito nel corso della sua esistenza il giavellotto con cui minacciare gli DEI. O la determinazione con cui si presenta l’Essere Umano il cui corpo fisico muore e il corpo luminoso pretende di essere accolto nel nuovo mondo: non sono forse un insieme di principi che dovremmo SEMPRE tenere presente ?
Guarda Atena come Dea della Cultura e della Saggezza
Guarda Atena come Dea della guerra
Alkemill / LilithEye