Bisogna essere consapevoli della “duplice natura” dell’uomo, quella “terrestre” e quella “celeste” e della necessità di trasformare la prima per recuperare l’originaria unità. Questa si attua con la “purificazione dell’Anima”, cioè un “rigetto” di tutto ciò che è estraneo. Questo “viaggio” all’interno dell’uomo, finalizzato alla purificazione dell’anima, è detto “iniziatico”. Iniziazione, pertanto, significa “risvegliare, attualizzare ciò che già si è”. Non si può, in effetti, “diventare ciò che non si è”. La “morte iniziatica” è la morte di fronte al mondo, in quanto superamento della condizione profana. Non è un atto passivo, ma attivo, dal momento che non è il corpo che disfacendosi viene meno all’anima, ma è l’anima che, raccolta nel suo potere, si slaccia dal corpo. In una via spirituale realizzativa, e perciò iniziatica, la purificazione è uno strumento che serve a restituire all’uomo la sua “dignità”, liberandolo dalle impurità che insozzano la sua anima e che, invero, sono state alla base della sua caduta, e gli permette in tal modo, una “dilatazione coscienziale”, che si traduce in un vero e proprio “cambiamento di livello”, altrimenti si ridurrebbe ad un semplice esercizio speculativo senza alcuna incidenza sulla “qualità” del comportamento nei riguardi di se stesso o degli altri.
“V.I.T.R.I.O.L.” è la discesa agli inferi, che comporta il “distacco dal corpo” e la “purificazione dell’anima”; nella tradizione ermetico-alchemica è l’”Opera al nero”. In tutte le tradizioni, nei riti misterici dell’antichità, il “viaggio all’interno”, nel buio della coscienza, al limite, ed oltre, della consapevolezza, nel “nero più nero del nero” della tomba di Osiride, là dove si aggrovigliano le forze tenebrose ed irrazionali della natura umana. Gli “Inferi”, in realtà, rappresentano simbolicamente la “Sub-coscienza”, il “sotterraneo” della natura umana, i “bassifondi” dell’essere. D’altronde, perchè questa “discesa agli inferi” abbia significato, è necessario che sia vissuta come una “ricapitolazione” di tutte quelle “cristallizzazioni psicologiche” che, più o meno consapevolmente, hanno comunque motivato il comportamento. La “rettificazione” che segue, è la “riduzione alla materia prima” in seguito alla separazione della terra dal Fuoco” nell’Atanòr del corpo già purificato, per estrarre la radice occulta, la “pietra nascosta”: l’”Opera al bianco” degli ermetisti. È un “mutamento interno di polarità”, la “metanoia” degli antichi, la “dilatazione coscienziale” che consente all’uomo che cerca, meditando, di “denudare” la Verità, di togliere il velo di Maya, il velo di Iside, per conoscere le bellezze della natura, i segreti della vita, di percepire ciò che di sacro l’uomo ha in sè, la Verità che non è fuori ma ben addentro a lui.
Per apprendere-comprendere occorrono non solo umiltà e recettività, ma anche una posizione attiva e solare per “fissare” ciò che si è appreso e compreso, fissare sul piano della coscienza più che della mente. Dobbiamo adoperarci a “fissare” il centro di coscienza dal quale si può osservare sia il mondo esterno che quello interno. All’inizio saranno dei flash, poi gradualmente quella posizione ci sarà così congeniale che si cercherà di trovarsi sempre lì. Perchè in questa posizione ci si riconosce come Anima, e l’Anima “sa”. L’Anima infatti, riflesso del Sè, può rivolgersi alla realtà inferiore, apparente e transitoria, e può elevarsi a superiori altezze, allo Spirito, all’Uno. Può, in altre parole, obliarsi per disperdere il suo sguardo interiore verso l’esteriorità, dove le forme sensibili incantano ed inabissano l’incauto nei vortici di un divenire inesorabile; e può invece, vincendo l’incantesimo, raccogliersi in se stessa, ritornare alle sue profondità e lì attingere l’Assoluto, che è unità e pace silenziosa. Qui non si conoscono aspettative mondane, critiche, forme di autoaffermazione, competizioni e richieste di riconoscimenti gratificanti; l’unico “motore” è quello della “Conoscenza”.
La funzione dell’iniziazione è dunque, quella di far emergere la Conoscenza che è già in noi, di risvegliare la coscienza a ciò che essa è; la conoscenza iniziatica è come il sole che risveglia le potenzialità che sono già nel seme. Il conoscere non viene dall’esterno mediante la memorizzazione di dati oggettuali, ma dall’interno, dall’essenza di cui siamo intessuti. Il punto di arrivo iniziatico è davvero un cambiamento di livello coscienziale, la fine di quel “viaggio all’interno” che è giunto, a poco a poco, alla consapevolezza che la mente-io, l’orgoglio profano, è solo uno pseudo-centro, il fantasma della realtà, un semplice “fenomeno”. Tale riconoscimento avviene gradualmente, nel “silenzio della coscienza”, fuori dal clamore del mondo profano, quando gli oggetti esterni cessano di mettere in moto le facoltà mentali. Si realizza in tal modo, uno stato di piena consapevolezza, al di là, al di sopra della mente: si diventa osservatore imparziale, lo spettatore impersonale al di fuori del flusso del divenire.
L’autorealizzazione, quindi, è un graduale sviluppo della consapevolezza, dell’espansione della coscienza, che porta ad una maturazione psicologica con il risveglio e la manifestazione delle potenzialità latenti. È la rottura con la coscienza istintuale, pre-egoica, e il culmine della coscienza razionale. L’uomo deve sapere che la sua ricerca è finalizzata a ritrovare l’”unità della sua natura” attraverso quella consapevolezza del Sè, che lo rende arbitro del suo destino e figlio del Cielo, abbandonando il suo “corpo fatto di terra”. Solo in questo modo l’uomo riconosce la singolarità di questa ricerca che lo induce a differenziare la sua parte “caduca” da quella “immutabile”: la parte esterna, gli “involucri dell’anima” sono semplicemente dei “fenomeni”, e come tali nascono, crescono e muoiono, mentre solo la parte interna, quella del Sè, è duratura e permanente.” (Ernesto Laudicina – Il Segreto della Massoneria, Dietro il velo di Maya)
“La sola iniziazione cui ardentemente aspiro e che cerco con tutta la fiamma dell’animo mio è quella che ci permette di entrare nel cuore di Dio e di far entrare il cuore di Dio in noi. Non esistono liturgie sacre recondite per conquistare questo fine; l’unico sistema è di penetrare sempre più profondamente negli abissi del nostro essere, fino a localizzarne la radice viva e vivificante, e ricondurla alla luce.”(Louis Claude de Saint-Martin)
“Attraverso l’iniziazione l’uomo riscopre la sua origine, ritrova una parte più abbandonata che perduta, riconosce il proprio posto e il proprio ruolo in questo mondo, prende coscienza della perennità della propria funzione d’uomo diverso: testimonia un’irriducibile libertà interiore, la certezza che in lui esista qualcosa di trascendente rispetto agli impegni quotidiani, alla società, alla storia, una Verità al centro dell’essere, al di là di tutte le verità.” (Louis Pauwels, Monsieur Gurdjieff)
“La stragrande maggioranza delle persone prendono il mondo così come lo trovano e fintanto che non vengono sottovalutate, sono contente. Altre, tuttavia, si interrogano su ciò che sta dietro al mondo così come lo vedono, e finchè non trovano la risposta a quella domanda soffrono del “divino malcontento” che ha sempre esortato gli uomini a cercare “oltre la linea del cielo”. Il percorso sul Sentiero Iniziatico è come l’alba di una Luce interiore che illumina il percorso terreno e l’intera esistenza. La conoscenza esoterica può portare ad un completo cambiamento di tutti i nostri valori; possiamo scoprire che le cose che consideravamo di suprema importanza non sono i punti vitali che pensavamo fossero, o che le cose che pensavamo non importassero affatto, sono invece i veri punti strategici delle nostre vite. Il senso di inutilità scomparirà e avremo una chiave di lettura dei problemi dell’esistenza. Verremo elevati in un clima sereno, al riparo dall’ammasso di meschinità quotidiana che minaccia di seppellirci, e smetteremo di vagare senza meta attraverso la vita, giorno dopo giorno, senza andare da nessuna parte.
L’iniziazione spirituale si ottiene quando diventiamo coscienti del Divino in noi. “Iniziato” è colui che ha unito il Sè superiore alla personalità. L’iniziato sa che la sua vita reale è vissuta nel suo Io superiore, che la sua personalità umana non è che una fase della sua vita, e che la sua esistenza reale non è mai immediatamente coinvolta in essa. Per lui è il suo vero Sè che conta, non la sua serie di personalità transitorie; solo in questo modo egli osa correre rischi con le sue prospettive terrene che la maggior parte degli uomini non oserebbe affrontare. La Luna può rappresentare la personalità che aumenta e cala attraverso innumerevoli fasi riflesse della luce del Sole, mentre il Sè superiore, lo spirito immortale nell’uomo, è giustamente simboleggiato dal Sole, che splende perennemente nei cieli, che sia visibile o meno.” (Dion Fortune, La Formazione e il Lavoro di un Iniziato)
“L’esperienza iniziatica rappresenta un mutamento di visuale che permette all’uomo di ricollegarsi con il divino. L’iniziazione non è comunicabile alla stessa maniera di quella di un professore che nell’insegnamento profano comunica ai suoi allievi formule attinte dai libri, formule che essi dovranno soltanto immagazzinare nella loro memoria; si tratta di una cosa che, nella sua essenza stessa, è propriamente incomunicabile, poiché sono stati da realizzare interiormente.”
“L’universo è stato creato o è eterno? La sua evoluzione nasconde un volere supremo? Qual è il ruolo dell’Uomo in questo formidabile crogiolo di energia? Qual è l’origine della vita? Che cos’è la morte? Dove porta l’avventura umana? A questi interrogativi, di solito, l’umanità resta indifferente. Si direbbe che un velo paralizzante scenda a coprire la sua corta capacità di riflessione. È così urgente sopravvivere che essa non perde tempo a domandarsi: “Che cos’è l’Uomo?”. Così facendo, commette lo sbaglio più grande che possa concepire: si distoglie dai problemi che suscitano la sua grandezza; rinuncia al confronto. Il nemico principale dell’uomo è lui stesso.
Finchè l’anima resta nella monotonia della vita quotidiana, non accade niente, e niente accadrà mai. L’uomo ha un bel dibattersi: resta prigioniero. Ma, se un giorno egli diventa consapevole della sua prigione e vuole fuggire da essa, deve rompere innanzitutto i suoi legami con il mondo. La “deriva dell’anima” è un preludio necessario. I contorni degli oggetti e l’interesse che essi suscitavano svanisce a poco a poco. Il cuore umano cade in una sorta di letargo. Non sbagliamo, però, a giudicarlo: la deriva dell’essere e l’oblio degli oggetti non sono affatto sintomi di debolezza. Lo spirito, al contrario, è al lavoro altrove. Ora, ha la percezione che il mondo era solo uno scenario colorato. Poco per volta, si leva all’orizzonte un paesaggio nuovo, una Realtà autentica che va oltre ogni misura.
La scalata alle vette della coscienza non è priva di rischi. Più l’intelligenza consente di vedere lontano, meno respirabile diventa l’aria. Emergendo dall’animalità, sottraendosi alla nebbia dell’esistenza bruta, l’uomo si individualizza ma, al tempo stesso, si isola. Di qui, il bisogno di ritornare alle fonti della vita; di qui, il desiderio di scendere nell’oscurità dell’anima, fino al cuore del Sacro. Con l’iniziazione, intesa come rivelazione del divino, il neofita perde la propria individualità, ma perdendo questo involucro che lo isola dal Mondo, egli diventa capace di percepire la sublime Unità dell’Universo e si fonde con il divino stesso.
Iniziato è chiunque acceda ad un nuovo grado di comprensione metafisica o spirituale, con l’aiuto (o meno) di un gruppo di uomini investiti di poteri speciali e abilitati a dispensare l’illuminazione, tramite il gesto, la parola o la rivelazione di simboli sacri. Dopo essere stato toccato dal Mistero, l’uomo diventa veramente un altro. Questa “alchimia mentale” veniva praticata già nel corso dell’antichità. I rituali dedicati ad Adone nel vicino oriente, o ad Osiride in Egitto, a Orfeo nelle isole greche o a Dioniso nell’Ellade, comportavano delle “iniziazioni”, cioè delle tecniche che permettevano di conoscere principi sovrumani e la vita eterna. Esse miravano a trasformare la qualità dell’anima del novizio, ad elevare la sua coscienza ad un livello superiore, a farne un essere eterno. Sul piano psicologico, la conseguenza di tali pratiche fu certamente la reale vittoria dell’uomo sulla paura della morte.
L’iniziazione utilizza la parte intuitiva dello spirito umano per comprendere il mondo. L’intelligenza, armata di ragione, può vincere battaglie difficili – come ricorda la storia delle scienze – ma non mette mai in gioco la totalità dell’uomo: l’anima resta addormentata. S’intuisce, allora, perchè la conquista di un mondo solo materiale lascia insoddisfatto lo spirito: l’uomo è anche, e soprattutto, una “anima vivente”. Ma come renderla manifesta e svegliarne i poteri? L’iniziazione può farla emergere. Che si adottino i rituali di Adone o di Tammuz, di Osiride o di Dioniso, ovunque si viene iniziati si muore e si rinasce per conoscere uno status sovrumano e la vita eterna. Le parole, i gesti e gli scenari, tutto concorre a mettere in moto le risorse segrete dell’animo umano, perchè si manifestino le sue possibilità latenti. Una volta che essa vi sia riuscita, l’iniziazione diventa una condizione permanente, che determina un’autentica metamorfosi dell’uomo.
L’iniziato vive costantemente il Mistero. Egli conosce un cambiamento, prima passeggero e in seguito permanente, del proprio livello di coscienza. I turbamenti dell’anima si placano. L’uomo conosce l’autentica pace interiore. L’iniziazione l’ha aperto all’armonia universale. Nell’era moderna chiunque può incontrare iniziati, ma nessun marchio esteriore permette di riconoscerli. Nessun segno svela la loro appartenenza, tranne un segreto equilibrio interiore, un dominio del corpo e dello spirito, frutto di un’azione dell’uomo su se stesso. È facile mettere in difficoltà un iniziato chiedendogli di descrivere una delle sue esperienze. Il più delle volte gli mancano le parole e, se le avesse, non sarebbero adeguate, a causa dei fini strettamente utilitaristici a partire dai quali il linguaggio umano si è formato. Per vivere al livello di coscienza raggiunto da un iniziato, non vi è che un mezzo: l’iniziazione. Il segreto, l’indicibile segreto, è nel cuore dell’iniziato.” (Max Guilmot, Iniziati e Riti Iniziatici nell’Antico Egitto)
“Iniziazione significa semplicemente la trasmissione da qualcuno a qualcun altro di una serie di istruzioni tali da porre chi le riceve in grado di “iniziare” un certo cammino. Nulla di più, nulla di meno. Si tratta di istruzioni di tipo pratico, operativo, in genere molto semplici: devono servire soltanto a cominciare, poi l’adepto (mi si perdoni il termine) deve andare avanti da solo. La vera sapienza iniziatica non può essere comunicata, altrimenti non sarebbe “sapienza”, bensì semplice conoscenza: la vera sapienza è frutto unicamente di una conquista personale. Conseguentemente, è diversa da persona a persona, mentre le conoscenze sono uguali per tutti, anche se si possono esprimere in modi diversi. Anche il “segreto iniziatico”, in realtà, non esiste. La necessità del segreto nasce esclusivamente dal fatto che chi si applicava a queste dottrine solitamente si riuniva in logge, in organizzazioni private, che a un certo punto decisero di mantenere celati i loro riti e i loro affiliati per non suscitare sospetti nei potenti o nelle autorità ecclesiastiche, specie in periodi in cui l’ulivo era usato più per i roghi che per annunciare la Pasqua. Se certe pratiche erano tenute segrete era per lo stesso motivo per cui le corporazioni artigianali tenevano celate determinare tecniche, che davano loro un vantaggio sui concorrenti. La “sacralità” di determinate nozioni, il divieto di “profanare” certe verità, sono un’invenzione romantica, oppure obblighi legati a manifestazioni di culto. Non c’è bisogno di celare deliberatamente la magia alle persone volgari: tanto, non la capirebbero, e comunque la magia, quella vera, non gli interesserebbe.”(Sebastiano Fusco, Introduzione alle Dottrine Ermetiche)
“Il vero segreto iniziatico che è inviolabile per natura e che si difende da se stesso contro la curiosità dei profani, e di cui il segreto relativo di certi segni esteriori è soltanto una figurazione simbolica; ciascuno potrà più o meno penetrate questo segreto secondo l’estensione del proprio orizzonte intellettuale, ma anche se riuscisse a penetrarlo integralmente non potrebbe mai comunicare ad un altro ciò che egli stesso avrà compreso; tutt’al più potrà aiutare a far pervenire a questa comprensione coloro soltanto che ne sono attualmente atti.” (Renè Guènon)
“Questi sono i tre precetti che sono alla base di quasi tutte le pratiche magiche:
1- I confini della nostra mente si spostano di continuo e molte menti possono confluire l’una nell’altra e creare o rivelare un’unica mente, un’unica energia.
2 – I confini della nostra memoria si spostano anch’essi e la nostra memoria fa parte di una sola grande memoria, la memoria della Natura stessa.
3- Questa grande mente e questa grande memoria si possono evocare mediante simboli.
Tutto ciò che le passioni umane hanno assemblato diventa un simbolo nella Grande Memoria e, nelle mani di chi ne detiene il segreto, opera miracoli, evoca angeli o demoni.” (W.B. Yeats, Magia)
“Le nostre menti e i nostri corpi sono veli della Luce interiore. Il non iniziato è una “stella oscura”, e la Grande Opera per lui è rendere i suoi veli trasparenti, “purificandoli”. Questa “purificazione” è in realtà “semplificazione” ; non è che il velo sia sporco, ma è la complessità delle sue pieghe a renderlo opaco. La Grande Opera perciò consiste principalmente nella risoluzione delle complessità.” (Aleister Crowley, La Legge è per Tutti)
“Ogni uomo e ogni donna è una stella. Vale a dire, ogni essere umano è, intrinsecamente, un individuo indipendente con carattere proprio e moto proprio. Ogni uomo e ogni donna ha una rotta, che dipende in parte dall’individuo, in parte dall’ambiente che gli è naturale e necessario. Chiunque sia costretto a deviare dalla propria rotta, sia perchè non comprende se stesso, sia a causa di un’opposizione esterna, entra in conflitto con l’ordine dell’Universo, e di conseguenza ne soffre. Un uomo che fa la sua Volontà Vera ha dalla sua l’inerzia dell’Universo che lo assiste. Ogni uomo ha il diritto irrinunciabile di essere ciò che è. Egli deve guardare la propria anima in tutta la sua spaventosa nudità; non deve aver paura di contemplare quella realtà sconvolgente. Deve strappare via le vesti sgargianti di cui la vergogna lo ha abbigliato; deve accettare il fatto che nulla può renderlo diverso da ciò che è. Può mentire a se stesso, drogarsi, nascondersi; ma sarà sempre se stesso. Dopo aver scoperto la propria identità, ben presto scoprirà il suo scopo.” (Aleister Crowley)
“Il vero significato dell’iniziazione è che questo mondo visibile in cui viviamo è un simbolo e un’ombra, che questa vita che conosciamo tramite i sensi è una morte e un sonno, o, in altre parole, che quanto vediamo è un’illusione. L’iniziazione è il dissolversi – un dissolversi graduale, parziale – di questa illusione. La ragione del suo segreto è che la maggior parte degli uomini non è adatta a comprenderlo, e quindi lo comprenderebbe male e lo fraintenderebbe, se fosse reso pubblico. La ragione per cui il significato è simbolico risiede nel fatto che l’iniziazione non è una conoscenza, ma una vita, e l’uomo deve dunque scoprire da sé ciò che i simboli mostrano, perché così vivrà la loro vita, senza limitarsi ad apprendere le parole con cui vengono rivelati.” (Fernando Pessoa)
“Nella sua accezione più alta, l’iniziazione è stata poi la forma normale del passaggio dall’una all’altra natura. L’uomo è di fatto una larva, fintantochè mediante una lunga e pericolosa autorealizzazione, non abbia accentrato il Cosmo nell’Io. Egli deve trasformarsi, superare se stesso, integrarsi, dignificarsi. Per l’Io esiste propriamente non un “problema”, ma un Compito. La soluzione è uno stato da realizzare trasformando il proprio essere. “Conosci te stesso” vuole dire: “Realizza, crea te stesso”. Questa “realizzazione” va poi intesa come qualcosa di molto concreto, niente di concettuale, di morale o di sentimentalistico, del tutto indipendente da ogni particolare credenza, fede o filosofia degli uomini. È pura materia di esperienza. Occorre avere la forza di comprendere ciò, di prendere in blocco tutto quel che si è, si sente e si pensa quali uomini, metterlo da parte e voler andare oltre: morire a tutto ciò che è “credere”, “supporre”, e “sperare”, per freddamente Sapere ed Essere. Questa via di compimento meta-fisica, questa realizzazione di sè al di sopra di tutto ciò che è proprio all’uomo, non è un mito e non è poesia: è una possibilità reale, effettiva, conosciuta a fondo dallo “yoga” indiano, dalla tradizione teurgica e magica le cui radici si confondono con quelle stesse della storia, dai Misteri e le vite dei santi e dei fondatori di religioni. Di essa esiste di fatto una scienza, precisa, rigorosa, metodica, trasmessa da fiamma a fiamma, da iniziato ad iniziato, in una catena ininterrotta se anche non sempre palese al profano.” (Julius Evola, Il Cammino del Cinabro)
“L’iniziazione è generalmente descritta come una “seconda nascita” e lo è di fatto; ma questa “seconda nascita” implica necessariamente la morte al mondo profano ed in qualche modo la segue immediatamente, poichè non si tratta in verità che delle due facce di uno stesso cambiamento di stato. Beninteso, la parola “morte” deve essere presa qui nel suo senso più generale, per cui si può dire che qualsiasi cambiamento di stato sia in pari tempo una morte e una nascita, secondo lo si consideri da un lato oppure dall’altro: morte in rapporto allo stato antecedente, nascita in rapporto allo stato conseguente.” (Renè Guènon, Considerazioni sulla Via Iniziatica)
“Mentre ogni segreto d’ordine esteriore può sempre essere tradito, il segreto iniziatico soltanto non può esserlo mai, poichè, in se stesso e in qualche modo per definizione, è inafferrabile e inaccessibile ai profani e non può essere penetrato da essi, non essendo che la conseguenza stessa dell’iniziazione. Infatti questo segreto è di natura tale da non potersi esprimere a parole; in tal modo, l’insegnamento iniziatico non può che fare uso di riti e simboli, i quali suggeriscono più che non esprimano nel senso ordinario della parola. In vero, l’iniziazione non trasmette il segreto stesso, che è incomunicabile, ma l’influenza spirituale che ha i riti per veicolo e che rende possibile il lavoro interiore mediante il quale, prendendo i simboli per base e appoggio, ognuno penetrerà e raggiungerà questo segreto più o meno completamente, più o meno profondamente, secondo al misura delle proprie possibilità di comprensione o di realizzazione. Tutto ciò che è realmente ispirato dalla conoscenza tradizionale procede sempre “dall’interno” e non “dall’esterno”. L’iniziazione, a qualsiasi grado, rappresenta per l’essere che l’ha ricevuta un’acquisizione permanente, uno stato che, virtualmente od effettivamente, egli ha raggiunto una volta per sempre, e che ormai nulla può togliergli.” (Renè Guènon – Considerazioni sulla Via Iniziatica)
“Non facciamo errori: è lo Spirito l’obiettivo della ricerca; tutto il resto è un mezzo per raggiungere un fine, un’apparenza, non una realtà. La prima iniziazione consiste nel lampo della coscienza cosmica in cui l’ego vede con gli occhi dello Spirito anzichè con gli occhi della carne. Ciò si ottiene solo con l’esaltazione della coscienza e proviene dall’interno. Nessuno può essere chiamato “iniziato” se non ha sperimentato la coscienza cosmica. Chi ha intravisto l’ideale divino, ha bevuto le acque vive dello Spirito, e queste hanno suscitato in lui una sete che non può essere placata sulla terra; avendo conosciuto la realtà, non riesce a trovare riposo nelle apparenze.”(Dion Fortune, Gli Ordini Esoterici e il Loro Lavoro)
“Nei tempi antichi la parola “iniziato” era sempre impiegata con un solo significato; si chiamavano così gli esseri che avevano acquisito nella loro presenza dei dati oggettivi pressochè identici, percepibili da tutti. Ma dopo i due ultimi secoli, questo stesso termine ammette due significati: il primo indica, proprio come un tempo, gli esseri che con il loro lavoro personale cosciente e le loro sofferenze volontarie sono diventati “iniziati”, e avendo acquisito in tal modo dei meriti oggettivi percepibili dagli altri esseri, risvegliano in loro stima e fiducia. Nella seconda accezione, questa parola è il titolo onorifico che si conferiscono a vicenda gli esseri appartenenti a quelle che si chiamano “bande di briganti”, in forte sviluppo in questo periodo, e che hanno come scopo principale soltanto “spogliare” chi li circonda di valori “essenziali”. Queste “bande di briganti” prendono a pretesto certe scienze “occulte” o “soprannaturali” per portare a buon fine i loro “saccheggi”. E laggiù, ciascuno di questi “banditi” dà a se stesso il titolo di iniziato.” (G.I. Gurdjieff, I Racconti di Belzebù a Suo Nipote)
“Bisogna saper distinguere occultismo da esoterismo. L’esoterismo è la ricerca di un sapere che non si trasmette se non per simboli, sigillati per i profani. L’occultismo invece, che si diffonde nell’Ottocento, è la punta dell’iceberg, quel poco che affiora del segreto esoterico. I Templari erano degli iniziati, e la prova è che, sottoposti a tortura, muoiono per salvare il loro segreto. è la forza con cui lo hanno occultato che ci fa sicuri della loro iniziazione, e nostalgici di ciò che essi avevano saputo. L’occultista è esibizionista. Come diceva Péladan, un segreto iniziatico rivelato non serve a nulla. Sfortunatamente Péladan non era un iniziato, ma un occultista. L’Ottocento è il secolo della delazione. Tutti si affannano a pubblicizzare i segreti della magia, della teurgia, della Cabala, dei tarocchi. E magari ci credono.” (Il Pendolo di Foucault, Umberto Eco)
“La conoscenza universale può essere rivelata solo ai nostri fratelli che hanno affrontato le nostre stesse prove. La verità va dosata a misura dell’intelletto, dissimulata ai deboli, che renderebbe pazzi, nascosta ai malvagi, che solo potrebbero afferrarne qualche frammento di cui farebbero arma letale. Racchiudila nel tuo cuore, e che essa parli attraverso le tue opere.” (Ermete Trismegisto)