Calendario Wicca – Festività – 2 Settembre : Giorno della Vigna
Il 2 Settembre come per ogni altro giorno che stabilisce l’inizio di un mese Pagano / Celtico è dedicato ad una pianta e al dio Arbolicolo a lei associato in questo caso si festeggia il Giorno della Vigna
Tale pianta mediterranea era nota anche ai Celti, che ne conoscevanoil succo, o vino, di cui veniva fatto uso soprattutto nelle cerimonie.Non si trattava, quindi, di un utilizzo smodato, ma in tali cerimonie
esso veniva impiegato per alterare gli stati di coscienza.
La Vigna e il Vino
Dalle origini della civilizzazione questo particolare frutto, che nasce dalla pianta “Vitis vinifera” (la specie della vite europea), ha ricevuto dall’uomo la più grande venerazione, fino a dedicarle uno specifico protettore divino, Dionisio per i Greci e Bacco per i Romani.
La vite, pianta della famiglia delle vitaceae, è originaria del bacino del mediterraneo, in una vasta zona compresa fra Europa, Africa del nord e Asia. La sua utilizzazione in Europa viene fatta risalire nel 600 a.C., grazie al civilissimo popolo dei Fenici che, oltre all’aver provocato la prima meravigliosa scintilla della comunicazione, divulgando l’alfabeto, ha avuto il merito di introdurre anche la “vitis vinifera”. La sua coltivazione fu diffusa nelle regioni settentrionali dell’Italia probabilmente a opera degli Etruschi, come testimoniano le raffigurazioni di viti nelle loro tombe. Furono poi i Romani a trasferire la coltura della vite a tutte le popolazioni conquistate e fin dove il clima lo permetteva. La vite, simbolo di forza, di capacità di adattamento e di trasformazione ha sicuramente rappresentato in pieno anche lo spirito del Cristianesimo, diventando così celebre emblema di quella religione. La Bibbia stessa testimonia che fu Noè, coltivatore della terra, a salvare la vite ed a impiantarla dopo il diluvio.
Il Vino e la sua Sacralità
Bacco sintetizza l’alchimia dell’anima sensoriale: il calice di vino sospeso allude a un processo di distillazione delle sensazioni corporee, di attesa e riflessione. L’uva, simbolo delle emozioni, cinge la testa, mentre un drappo nero avverte l’osservatore che la Nigredo degli istinti, delle pulsioni e della libido può avvenire attraverso le potenze di Venere e cioè senza rinunciare al piacere delle sensazioni, al godimento delle emozioni e alla trasformazione dei sentimenti corporei in creatività e coscienza.Il vino è considerato sacro, non solo nella fede Cristiana, ma anche in molte altre religioni. Nella religione antica degli Zoroastriani, Jami Jamsshyd, la coppa del vino da cui “Jamsshyd bevve profondamente”, è un fatto storico. Fra gli Indù , Shiva considerò il vino sacro. E nell’Islam, nonostante il vino sia proibito sulla terra, tuttavia nel Cielo è permesso. Haussi Kaussar, la sacra fontana del Cielo, di cui viene detto così tanto nell’Islam, è una fontana di vino.
Il vino come simbolo
Il vino è simbolico per l’evoluzione dell’anima. Il vino viene dall’annullamento dell’uva; l’immortalità viene dall’annullamento del sé. La coppa di veleno che è conosciuta in tanti culti mistici suggerisce l’idea del vino – non un vino dolce, ma un vino amaro. Quando il sé cambia in qualcosa di diverso da ciò che era prima, è come se l’anima fosse nata di nuovo. Questo è visto nell’uva che cambia in vino.
L’uva, tramite il cambiarsi in vino, vive; come uva sarebbe sparita col tempo. Soltanto cambiando in vino, l’uva perde la sua individualità e tuttavia non la sua vita. L’uva che è proprio la stessa vive come vino; e più vive a lungo, meglio il vino diviene. Quindi, per un Sufi, il vero sacramento è il cambiare la propria personalità somigliante all’uva, che ha un tempo limitato per vivere, in vino; che nulla del proprio sé possa essere perso, ma, al contrario, possa essere amplificato, persino perfezionato. Questa è l’essenza di tutta la Filosofia ed il segreto del misticismo. Nei secoli bui dell’Alto Medioevo, furono proprio i monaci ad occuparsi e a tramandare la coltivazione della vite che altrimenti sarebbe andata perduta. La vigna e il vino sono i due più forti segni simbolici per un cristiano. La vite è simbolo di abbondanza e di vita.
La vite, nelle religioni dell’antica Cananea era ritenuta un albero sacro se non addirittura divino, e il suo prodotto, il vino, era la bevanda degli dei. Israele considera la vite (insieme all’olivo) come un albero messianico (Zaccaria, 3, 10). E’ possibile che le antiche tradizioni abbiano identificato l’albero di vita del Paradiso addirittura con una vite. La vite appare nei Salmi e in numerosi libri della Bibbia ( Isaia, Numeri, Re, Apocalisse..) come un bene particolarmente prezioso, simbolo di prosperità e amore di Dio che unisce cielo e terra. Partendo da questa credenza, Israele si identifica come vigna, come proprietà di Dio: egli se ne rallegra, ne attende i frutti e la cura costantemente, cosi come l’uomo prende cura della propria vigna. Fin dall’origine il simbolismo della vite è dunque decisamente positivo. Il simbolismo si trasferisce poi sulla persona di colui che incarna e riassume il vero popolo di Israele: il Messia è come una vigna, Gesù proclama di essere il vero ceppo di vite e che gli uomini non possono essere la vigna di Dio se non dimorano in lui, altrimenti sono tralci buoni solo per essere gettati nel fuoco (Giovanni, 15, 1). In Matteo, 21, 28-46, la vigna, nella parabola dei vignaioli omicidi, designa il Regno di Dio che, affidato dapprima ai Giudei, passerà ad altri.
Il Vino in tutte le culture
Gli Etruschi, oltre ai Greci, intorno al 1000 a.C. diedero maggiore impulso alla diffusione della viticoltura e proposero la diffusione della vite in piccole piante potate (alberello basso); alcune fonti sostengono che la vite coltivata secondo questa tradizione si chiamasse lambrusca.
La viticoltura naturalmente si diffuse durante l’Impero Romano, raggiungendo la Francia, la Spagna e persino, l’Europa settentrionale. E gli scrittori latini non fanno altro che confermare l’importanza del vino, con i loro numerosissimi versi.
Anche gli egiziani coltivavano la vite, a Tebe l’affresco trovato all’interno di una tomba ne riproduce in dettaglio tutta la procedura di vinificazione. L’uva rossa, quasi sempre, veniva conservata in anfore dal collo stretto, con due manici , d’argilla con inciso l’anno della vendemmia.
In Italia la produzione del vino si diffuse cosi tanto che fu chiamata ENOTRIA –terra del vino– e già nel 2000 a.c. vi erano produzioni in Sicilia. A Sibari fu costruito un vero enodotto in argilla che convogliava il vino nella zona portuale dove veniva raccolto in anfore. In Veneto le SITULE- bicchieri di terracotta –sono stati ritrovati tra i vasi vinari.
Alkemill / LilithEye