Calendario Wicca – Festività – 20 Ottobre : Festa di Pan
Il 20 Ottobre si festeggia la Festa di Pan. Pan è il dio dei pastori e degli abitanti delle campagne, identificato dai romani col nome di Fauno o Silvano. Mezzo uomo e mezzo capro, figlio secondo alcune tradizioni di Mercurio e della ninfa Driope, secondo altre di Giove e di Callisto, abitava nei boschi sui monti dell’Arcadia. Qui si innamorò della ninfa Siringa e tentò di prenderla; la ninfa, spaventata, chiese aiuto al padre, il dio fluviale Ladone, la quale la trasformò nella pianta di canna dalla quale Pan compose il flauto a sette fori. Piante sacre a Pan sono pino e cipresso.
Il Mito di Pan
Pan è un dio particolare: è l’unico ad essere mortale e le sue origini sono incerte. Perciò di Pan ne sono esistiti diversi, e quindi, per essere distinti, furono chiamati in modi differenti, in base al loro padre: Ermopan da Ermes, Diopan da Zeus e Titanopan dai Titani. Il più famoso è Ermopan, figlio di Ermes e Driope. Come racconta Omero nel suo XIX inno, la madre, dopo la nascita del figlio, terrorizzata dal suo orribile aspetto, lo abbandonò e fuggì; il padre invece lo raccolse e, dopo averlo avvolto amorevolmente in una pelle di lepre, lo portò sul monte Olimpo per far rallegrare gli dei. Le divinità gli attribuirono il nome di Pan, che significa “Tutto”, poiché con il suo aspetto ridicolo rallegrava “Tutti”. Infatti Pan è rappresentato sovente come un demone mezzo uomo e mezzo animale, con un volto barbuto avente un’espressione di astuzia; un mento prominente e due zanne ingiallite. È provvisto di due corna sulla fronte, un corpo peloso e due gambe simili a quelle di un caprone, con zoccoli ed agili zampe. Tuttavia alcuni mitologi, come Cicerone ne “La natura degli dei”, affermarono che egli fosse figlio di Penelope, la regina di Itaca, che si sarebbe unita a “Tutti” i suoi pretendenti e avrebbe partorito Pan. Altre fonti come Apollodoro affermano che il dio fosse figlio di Zeus e Ibris o Callisto; in quest’ultima versione sarebbe quindi fratello di Arcade. Infine, viene talvolta identificato come figlio di Etere e della ninfa Enoe, o di Crono e di Rea, oppure di Urano e di Gea, o semplicemente di Crati, un pastore, che si unì ad una capra.
In tutte le versioni tuttavia, Pan è sempre considerato il dio dei pastori e delle greggi, la divinità dei boschi, in quanto non risiedeva sull’Olimpo ma viveva specialmente nelle selve; nume dei campi e della fertilità, anche se si dedicò alla musica e alla caccia nelle valli dell’Arcadia, regione del Peloponneso. Era dotato di una attività sessuale notevole: ebbe numerose relazioni con tutte le Menadi e diverse Ninfe, tra le quali Eco, con la quale generò Lince, Lunge e Lambe, ed Eufeme, con la quale generò Croto, il Sagittario dello zodiaco. Procreò anche il Torcicollo o Uccello Serpente, ovvero un volatile migratore utilizzato per la magia erotica.A lui erano anche associati i Satiri, ovvero personificazioni della fertilità e della forza vitale della natura, i quali, come occupazione primaria, si accoppiavano con le ninfe nelle foreste e conducevano una vita tranquilla suonando i loro flauti. Possedeva anche un’agilità prodigiosa: era veloce nella corsa e si arrampicava agevolmente sulle rocce, riuscendo così a nascondersi nei cespugli, dove tendeva imboscate ai viaggiatori dai quali era temuto in quanto appariva di sorpresa, suscitando terrore; perciò a lui si associa la parola “Panico”, che deriva proprio da questa sua caratteristica.
Il culto di Pan, oltre che in Grecia, si estese anche al di fuori del mondo Ellenico, in quanto egli possedeva una grande connotazione sessuale, simbolo della supremazia maschile. Nel tempo tuttavia Pan divenne per molti una figura simile a Satana, a causa delle sue passioni e del suo aspetto, mentre i suoi Satiri diventarono i diavoli; le ninfe divennero perfide streghe, e i piacevoli svaghi nel cuore delle foreste divennero raduni infernali dove questi esseri si accoppiavano. Comunque, fu un dio molto apprezzato e lodato, poiché, nel 490 a.C., aveva fatto trionfare gli ateniesi nella battaglia di Maratona contro i persiani, tantoché essi gli consacrarono un luogo di culto ad Atene. Inoltre Pausania scrive che i Galli, dopo aver saccheggiato la grecia, giunti ad Atene, videro in questo tempio la statua del dio Pan e furono così tanto spaventati che fuggirono, non tornando più indietro per la paura.
Il Flauto di Pan
Pan era famoso anche grazie ai diversi attributi che possedeva, ed ognuno aveva una propria leggenda d’origine.
La Siringa è il suo elemento più importante e quasi sempre rappresentato insieme al dio,conosciuta anche con il nome di “Flauto di Pan”. Il mito narra che la divinità si innamorò della Ninfa Siringa, la quale fuggiva alle sue insidie scappando. Arrivati alle rive del fiume Ladone, la ragazza si rese conto di non poter più proseguire nella fuga e così pregò le sorelle Naiadi di trasformarla. Quando il Satiro afferrò la Ninfa, si accorse di aver preso solo canne palustri. Poi Pan notò che il vento, vibrando all’interno dei tubi, produceva un suono soave; decise quindi di tagliarli in sette parti diseguali ed unirli tra loro con della cera, in modo da creare uno strumento musicale che, in onore della fanciulla, venne chiamato “Siringa”. Si narra inoltre che Pan avesse deposto il flauto in una grotta vicino a Efeso. Questo antro serviva per mettere alla prova le ragazze che sostenevano di essere vergini: venivano chiuse nel suo interno e, se erano veramente pure, il dio le coronava con rami di pino e le deliziava con il dolce suono della Siringa. Nel caso contrario, si udivano grida funeree e le fanciulle scomparivano dopo alcuni giorni. Un’origine simile ebbe un suo altro attributo, la corona di pino: per sfuggire al dio Pan che voleva catturarla, la ninfa Pitis chiese e ottenne di essere trasformata in un albero di pino. Secondo un’altra versione, Pitis aveva due uomini che la contendevano: Pan e il vento del Nord Borea. Quando Pitis scelse il primo, Borea si vendicò con il suo soffio impetuoso, facendo precipitare la poveretta dall’alto di una roccia, ma la Terra trasformò il suo corpo in un albero di pino; Pan, addolorato, decise di portare sempre con sé un ramoscello di quella pianta, nel ricordo della sua amata. Il dio portava inoltre sempre con sé anche un bastone da pastore, chiamato “Lagòbolon”.
Esistono altre leggende che riguardano le disavventure amorose di Pan. Il suo più grande amore fu rivolto a Selene, ma la dea non gradiva quel nume sporco e peloso. Allora Pan, essendo una divinità scaltra, si mutò in un cavallo dal pelo bianco e profumato; Selene, non riconoscendolo, accettò di cavalcarlo . Un altro mito, non di natura amorosa, narra che Tifone, dopo la titanomachia, voleva uccidere Zeus per vendicare i Giganti, così
gli dei, terrorizzati, fuggirono. Si recarono in Egitto, dove si mutarono in animali per nascondersi. Pan si trasformò in un essere metà pesce e metà capra, ma la forma era così strana che Zeus, ammirato, creò con quella stessa fisionomia la costellazione del Capricorno, al fine di ringraziare il nume dei boschi dell’aiuto offertogli per difendere l’Olimpo. La scienza dedicò poi a Pan un satellite di Saturno e un asteroide, entrambi omonimi della divinità.
Comunque, pur essendo un personaggio astuto, con molte doti e di grande fama, nella letteratura e nei miti degli antichi, Pan non ebbe un ruolo particolare. Nella scrittura moderna tuttavia, il dio compare stabilmente nella poesia campestre; è sovente discussa la sua morte, in quanto fu l’unico dio greco mortale. Il mito narra che Tamo, un egiziano, si trovava su una nave diretta in Italia e, verso l’isola di Paxos, udì per caso il lamento “Thamuz pan-megas Tethneke” (“Il grande Tammuz è morto”), ma percepì invece “Tamo, il grande Pan è morto”. L’imperatore Tiberio, quando venne a conoscenza della notizia, ordinò di indagare e scoprì che si trattava proprio del dio Pan.
Anche Plutarco, sacerdote di Delfi durante la seconda metà del primo secolo a.C., credette a questa storia e la pubblicò nel “De defectu oraculorum ”; tuttavia, quando lo scrittore e geografo Pausania fece un viaggio in Grecia un secolo dopo, scoprì che i santuari, gli altari e le grotte sacre di Pan erano ancora molto frequentati. Soprattutto per alcuni commentatori Cristiani, in questa leggenda è simboleggiata la fine degli dei pagani tantoché molti poeti, come Elizabeth Browning, Gabriele D’annunzio ed Ezra Pound, scrissero poesie a riguardo.
Inno a Pan
Se il corvo dovesse prenderti per i capelli
E far sedere un re scarlatto
Sulla ripida scala del cuore
Allora sì che vedrai luoghi meravigliosi
Cristallo che si frantuma
Sotto uno sguardo infuriato verde cupo
Uno sguardo infuriato verde cupo, che proviene da occhi infuocati,
da sorgenti dell’ambra più scura –
puoi circondare il tuo castello di rovi,
ma Pan troverà la tua camera lo stesso
La fiamma che brucia, la canzone che uccide,
quando ne senti le parole.
Che il Panico ci rincorra nel labirinto,
Ma Pan sta solo suonando.
Riempilo fino all’orlo, non dire quando,
bevi a sazietà e bevi ancora.
Ascolta l’oceano sonante
Riempilo fino all’orlo, non dire quando,
bevi a sazietà e bevi ancora,
ascolta l’oceano sonante.
Riempilo fino all’orlo, non dire quando,
è Pan che continua a versarti da bere
Ha mani di noce, gli occhi di un orso
Colui che cerca le sue preoccupazioni
Potrà trovare lo stesso respiro Lui ti tenta e ti avverte
Il fuoco che tiene a bada il freddo
È la stessa fiamma che brucia
La fiamma che brucia, la canzone che uccide,
quando ne senti le parole –
Che il Panico ci rincorra nel labirinto,
Ma Pan sta solo suonando.
Riempilo fino all’orlo, non dire quando,
bevi a sazietà e bevi ancora.
Ascolta l’oceano sonante
Riempilo fino all’orlo, non dire quando,
è Pan che continua a versarti da bere
L’Oscuro guardiano dalle sopracciglia aggrovigliate
Mette un dito davanti alla sue labbra,
ora non voglio più sentir parlare di giuramenti,
di promesse che non manterremo mai,
del sogno segreto che svanisce al risveglio
Mentre ci risvegliamo
Mentre ci sfreghiamo gli occhi
Per far crescere le lacrime salate,
puoi coprirti le orecchie per affogare la sue grida
eppure Pan continua a chiamare.