Metafisica dei Numeri – La scuola Pitagorica
LA SCUOLA PITAGORICA
Pitagora (ca 570 – ca 495 a.C.), figlio di un mercante di Tiro, nasce sull’isola di Samo ed ha come maestri Ferecide di Siro (tra i primi filosofi a citare la metempsicosi, cioè la dottrina della trasmigrazione delle anime) e probabilmente anche Anassimandro, il filosofo presocratico che poneva l’Infinito (ápeiron = senza perimetro) all’origine e alla fine di tutte le cose.
Pitagora subisce certamente l’influenza delle visioni filosofiche dei suoi maestri, ma la sua formazione avviene in particolare attraverso il contatto con le scuole iniziatiche egiziane, caldee, brahminiche, druidiche, orfiche ed eleusine. Attorno al 530 a.C. – fonda la sua scuola a Crotone, nella Magna Grecia; Giamblico ci elenca ben 218 uomini e 17 donne appartenenti alla Scuola.
Precetti e pratiche principali: • Amicizia Universale (Philìa – Φιλία); • silenzio; • musica; • insegnamenti orali; • uso di incensi; • purificazioni fisiche e morali; • rispettare gli Dei; • amicizia universale; • igiene rigorosa; • lealtà assoluta; • segretezza; • comunione dei beni; • autoesame serale quotidiano; • progettare la giornata al mattino; • vestirsi di puro lino; • rifuggire dal successo e dalla gloria; • astinenza sessuale; • vegetarianesimo; (*) • rifuggire dal concetto di vittoria (poiché separa vincitore e vinti); • evitare di girarsi indietro per raccogliere qualcosa che è caduto; • non mangiare le fave; • non indossare anelli; • non spezzare il pane; • non attizzare il fuoco con il metallo.
(*) Pitagora è tradizionalmente considerato l’iniziatore del vegetarianesimo in Occidente. Uccidere gli animali, per Pitagora, è del tutto inutile in quanto la terra tutto il necessario (“Finché gli uomini massacreranno gli animali, si uccideranno tra di loro”).
La Scuola era aperta a tutti, anche agli stranieri, erano però richieste delle pratiche di purificazione ed uno studio preliminare dei principi adottati dai Pitagorici. Ciò che veniva rivelato all’interno della Scuola non poteva essere trasmesso al di fuori di essa. Tra i discepoli si distinguevano due categorie: gli acusmatici (akusmatikoi), che potevano solo ascoltare e ai quali non era permesso parlare, ed i matematici (mathematikoi), la cerchia più interna che invece aveva la facoltà di parlare liberamente con il maestro, erano votati al celibato e avevano lasciato ogni possedimento materiale.
Pitagora impartiva i suoi insegnamenti nel Tempio delle Muse, un tempio circolare fatto costruire, secondo precise indicazioni, accanto alla sua dimora. All’interno del tempio vi erano le nove Muse di marmo, in piedi al centro si stagliava Vesta, avvolta da un velo, che con la mano sinistra proteggeva la fiamma di un focolare e con la mano destra indicava il cielo.
Pitagora svela la meraviglia dei numeri
“Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l’Universo e gli Dei.”
- 1 – La prima era nota come “Preparazione” e consisteva in un allenamento intensivo nelle “dieci discipline matematiche”, per fornire allo studente “il controllo assoluto di sé”.
- 2 – La seconda parte prendeva il nome di “Purificazione”. Alla sua base c’era la comprensione della vita, del suo scopo e di come agire in armonia con esso, come ci insegna la Scienza dei Numeri, più comunemente nota oggi come numerologia.
- 3 – Nell’ultima parte del corso, gli studenti apprendevano il concetto di “Perfezione”, che abbracciaval’unione delle componenti fisiche, mentali e spirituali di ogni individuo e dell’esistenza.
I Pitagorici abbracciavano le teorie orfiche dell‘immortalità dell’anima, che consideravano caduta nei mondi materiali e che solo un cammino di verità come quello della Filosofia e della Matematica, abbinato a pratiche di preghiera, purificazione ed ascesi, poteva redimere. Il simbolo adottato dalla Scuola era quello di un pentagono con una stella iscritta, che a sua volta evidenziava un altro pentagono ed un’altra stella (idealmente all’infinito). Si ritiene che l’adozione di questa figura derivi dal fatto che al suo interno sono presenti le Divine Proporzioni della Sezione Aurea. (AB : AC = AC : CB = 1,618 = Φ).
Alla base della filosofia matematica dei Pitagorici esisteva la fondamentale distinzione tra numeri pari e dispari (impari). Tutto l’Universo era considerato fondato sulla dualità e, in particolare, venivano evidenziate 10 coppie di opposti (“opposti pitagorici“): 1) bene e male; 2) limite ed illimite, 3) dispari e pari; 4) rettangolo e quadrangolo; 5) retta e curva; 6) luce e tenebre; 7) maschio e femmina; 8) uno e molteplice; 9) movimento e stasi; 10) destra e sinistra.
Secondo Pitagora i numeri dispari sono perfetti, mentre i pari sono imperfetti, poiché nei primi c’è la vicinanza con l’Unità ed un senso di limitazione e compiutezza (ordine), mentre nei secondi – come dimostra l’immagine sottostante – c’è un’apertura nella progressione che porta ad un’assenza di limite (caos). Il numero Uno non è né pari, né dispari, viene definito parimpari.
La necessità di ordine (in greco “kosmos“) e di definizione sembra che fosse molto importante per i Pitagorici, la cui teoria dei numeri si sposava con la geometria (Aritmogeometria) e definiva precise relazioni tra numeri e forme.
La scoperta dei numeri irrazionali, che non possono essere definiti come rapporto tra numeri interi, mandò in crisi l’apparato concettuale pitagorico perché in essi non si poteva ritrovare l’ordine perfetto. Ippaso di Metaponto parlò di questa scoperta al di fuori della Scuola e per questo venne espulso e – secondo alcuni commentatori – ucciso.