Il solstizio d’inverno non solo rappresenta l’inizio della stagione fredda, ma è anche un evento ricco di significati simbolici che le popolazioni antiche erano solite festeggiare. È il giorno più corto dell’anno – anche se a volte si pensa che questo primato spetti a Santa Lucia, il 13 dicembre – tuttavia segna il momento in cui le giornate riprendono ad allungarsi. La data in cui avviene è variabile: può cadere tra il 21 e il 22 dicembre.
Cos’è il solstizio d’inverno
Il termine solstizio deriva dal latino e significa “sole fermo”. In occasione del solstizio d’inverno, infatti, il sole smette di calare rispetto all’equatore celeste, per poi invertire il suo cammino e ricominciare a regalare più ore di luce. Arriva anche a toccare il punto più basso all’orizzonte: a mezzogiorno la sua altezza è minima rispetto al resto dell’anno. Al contrario di quanto si possa pensare, si trova nel punto maggiormente vicino alla Terra, solo che i suoi raggi arrivano molto inclinati ed è per questo che fa più freddo. Non è comunque il giorno più gelido dell’anno perché in media le temperature minime si registrano a gennaio e a febbraio.
Il termine Solstizio viene dal latino “Solstitium“, che significa letteralmente “Sole fermo”.
La parola Yule invece si crede derivi dalla parola anglosassone “Iul” o dal norvegese “Jul” che significa “Ruota“, quindi una data che segna il punto definitivo nella Ruota dell’Anno.
I momenti di nigredo, di buio, di nero più nero del nero, sono perfetti per lasciare andare ciò che ostacola il passaggio, per guardarci dentro, immergerci dentro la nostra essenza, tanto in basso, quanto in alto e capire cosa effettivamente sia destinato a morire e cosa a rinascere con la nuova luce.
È tempo di abbandonare le paure e gli ostacoli che impediscono il nostro progredire, i dubbi, le convinzioni limitanti, il passato ormai inutile, gli schemi e i progetti ormai obsoleti.
Il ritorno della luce è sempre un nuovo inizio, una nuova nascita, che può essere un rinnovamento riguardante l’esistente, ma altrettanto può diventare un momento di cambiamento drastico nel momento in cui ci si libera dei rami secchi, ai quali spesso ci attacchiamo con sì tanta forza da far fatica a capire che non servono più. Si festeggia bruciando ciò che non serve più, per favorire la serenità e la pace, in contatto con i propri cari, i propri antenati.
Simbologia e significato nel solstizio d’inverno
Durante il periodo natalizio, corrispondente a Yule, ai Saturnali, si usano tantissimi simboli legati alle antiche tradizioni e culture pagane, eccone alcuni.
L’albero di Natale
Quando pensiamo al Natale non possiamo fare a meno di immaginare l’albero, in particolar modo l’abete. Abete, alfa e beta, sono le prime lettere dell’alfabeto greco e pertanto questo albero è in particolar modo il simbolo del rinnovamento e del nuovo inizio. Era così per i Romani, durante i Saturnali, che utilizzavano giovani abeti che fungevano da buon augurio. I Celti erano soliti a considerare l’abete come rappresentante della rinascita e quindi dell’immortalità, ma anche della divinazione attraverso le sue pigne. Anche nella mitologia norrena, Odino era rappresentato da un abete decorato.
Nella tradizione scandinava, durante le festività del solstizio d’inverno il dio Odino era rappresentato da un abete verde ornato di spighe.
Vischio
Come non citare il vischio che le tradizioni celtiche, norrene e greco-romane consideravano pianta sacra, in quanto senza radici e rappresentativa del solstizio d’inverno, della luce, del buon augurio, di protezione.
Ceppo di Yule
Secondo la tradizione inglese Yule si festeggia con pratiche legate all’elemento fuoco e l’utilizzo di un ceppo, solitamente di quercia, che è stato precedentemente conservato durante tutto l’anno a protezione della casa.
Il ceppo viene decorato con pigne, aghi di pino e arso nel camino, in modo da ricreare la luce che torna ad illuminare le giornate e il mondo, oltre che l’anima.
Stella di Natale
Nella tradizione azteca questa pianta rappresentava il susseguirsi di vita e morte in un ciclo continuo e quindi si collegava al festeggiamento dei rituali, in particolar modo quelli legati al solstizio.
Il colore rosso delle foglie era considerato simbolo di purezza sanguigna, oltre che il rinnovamento della vita, che veniva ottenuto tramite il versamento di sangue nelle battaglie e nei sacrifici umani al Dio Sole.
Arbusto sempreverde dalle foglie appuntite e bacche rosse e proprio per il suo restar verde anche nelle stagioni fredde, è sempre stato considerato un simbolo di forza, immortalità e protezione.
Gli antichi Celti lo utilizzavano come talismano contro le influenze maligne e negative, tanto da costruire le porte delle case con questo legno e gli strumenti di guerra; durante le battaglie ogni guerriero era solito a portarne un ramoscello con sé. Anche i Romani lo usavano nel medesimo modo contro gli spiriti maligni e, durante i Saturnali avevano l’abitudine di donarlo in regalo come dono di amicizia al Dio Saturno e scambiarselo fra loro.
Come si celebra nel mondo, al giorno d’oggi
Cina
In Cina il solstizio d’inverno viene celebrato fin dai tempi delle prime dinastie, quando si trattava di un giorno dedicato alla commemorazione degli antenati. Ancora oggi il suo significato è molto sentito: il cosiddetto Donghzi, infatti, rappresenta uno dei festival più importanti dell’anno ed è un’occasione per stare in famiglia e mangiare piatti tipici. Solitamente non mancano i tangyuan, palline di riso vuote o ripiene, e i ravioli cinesi.
Inghilterra
Anche in Inghilterra sopravvivono alcune antiche tradizioni. A Brighton, per esempio, si celebra il festival Burning the clocks: i cittadini sfilano per le strade della città in costume, reggendo delle lanterne di carta di diverse forme da loro create. Il monumento preistorico di Stonehenge ad Amesbury, nel sud del paese, è uno dei luoghi più suggestivi dove poter ammirare il fenomeno, tanto che molte persone vi si riuniscono ogni anno per vedere tramontare il sole. Alcuni studiosi pensano che ad aver costruito l’insieme dei megaliti siano stati i druidi, una classe sacerdotale appartenente alle antiche culture celtiche, e che la disposizione delle pietre sia stata studiata proprio per consentire una visuale perfetta del tramonto in occasione del solstizio d’inverno.
Iran
Gli iraniani trascorrono la notte più lunga dell’anno in compagnia, mantenendo viva una delle più antiche tradizioni persiane: la festa di Yalda. Il termine significa “nascita”, in riferimento alla vittoria della luce sulle tenebre e quindi all’allungarsi delle giornate e alla rinascita del sole. Per l’occasione si mangiano melograni e angurie, che richiamano i colori dell’alba e alludono alla passione e all’abbondanza, e frutta secca, simbolo di energia e vitalità. Tutti i componenti della famiglia si riuniscono fino a tardi e leggono ad alta voce poesie della letteratura persiana, specialmente quelle di Hafez, piene di speranza per il futuro e considerate un buon auspicio per l’inizio dell’inverno.