Fin dal suo primo nascere la filosofia presentò tre connotati principali relativamente al CONTENUTO, al METODO, allo SCOPO.
CONTENUTO
Per quanto riguarda il contenuto, il sapere cui il filosofo si rivolge non è un sapere settoriale (come per le scienze particolari) né la conoscenza di una parte della realtà, ma vuole indagare e spiegare la totalità delle cose, ossia tutta la realtà nella sua interezza e compiutezza. L’oggetto di tale sapere è definito con il termine greco di “aleteia” (il non essere nascosto), che traduciamo col termine “verità“. La verità è il tutto, la totalità, cioè, come verrà definito, è l’essere, la realtà in generale, ossia tutto ciò che è, l’insieme di tutte le cose e di ciò che esse hanno in comune e da cui hanno avuto origine. L’”ontologia” è quel particolare campo della filosofia che, appunto, indaga l’essere, cioè la realtà in generale. La domanda dei primi filosofi è infatti: “quale è il principio di tutte le cose“? Rispondendo al bisogno di conoscenza insito nell’uomo, la filosofia, specie quella delle origini, si propone di spiegare globalmente la realtà, ricercandone i principi generali e non accontentandosi di osservare come stanno le cose ma cercando di capire il “perché” delle cose stesse.
In particolare, la filosofia sorge quando la spiegazione della realtà non viene più basata sul mito o sugli dei, ma quando si distacca dal mito. La filosofia degli inizi cerca il principio di tutte le cose all’interno della natura, ossia del mondo, dell’universo nel suo complesso.
METODO
Per quanto concerne il metodo, la filosofia mira ad essere spiegazione puramente razionale di quella totalità che essa ha come oggetto. Ciò che vale in filosofia non è il discorso narrativo, il raccontare, ma il discorso argomentativo secondo ragione, la motivazione logica, il “logos”(=la razionalità, il ragionamento). Non basta alla filosofia raccogliere esperienze, ma deve andare oltre le esperienze per trovarne la causa o le cause con la ragione. Altrettanto, rispetto alla condotta pratica la filosofia sostituisce l’accettazione acritica dei valori e delle credenze con la ricerca razionale intorno a ciò che è bene per il singolo e per la comunità. Le dottrine filosofiche sono dunque un prodotto della ragione e, lungi dalla pretesa di essere verità dogmatiche, indiscutibili, si sottopongono alla discussione, alla critica e alla confutazione, per essere sostituite con altre dottrine che la ragione mostri più convincenti. In tal modo la filosofia si distingue sia dal mito sia dalla religione, poiché mito e religione non sono il frutto della pura ragione, bensì costituiscono elementi di ispirazione o rivelazione, in quanto tali non sottoposti a dibattito o critica. Aristotele chiamò “teologi” i narratori di miti come Omero ed Esiodo, mentre chiamò “fisici” i primi filosofi, cioè studiosi della natura (in greco “physis”), anche se quei primi filosofi per physis intendevano non soltanto una parte o un aspetto dell’essere, cioè la natura fisica del mondo, ma la totalità dell’essere stesso, cioè la totalità della realtà, anche quella non fisica.
SCOPO
Infine, lo scopo della filosofia sta nel puro desiderio di conoscere e di contemplare la verità. La filosofia è disinteressato amore di verità, senza proporsi di conseguire qualche utilità pratica. La filosofia infatti nasce solo dopo che gli uomini hanno risolto i problemi fondamentali della sussistenza e si sono liberati delle più urgente di necessità materiali.
Dice Aristotele:
“noi non ricerchiamo la filosofia per un qualche vantaggio estraneo ad essa. Essa è da sola fine a se stessa e perciò essa sola, fra tutte le altre scienze, diciamo libera. Tutte le altre scienze saranno più necessarie, ma nessuna sarà superiore”.
Contemplando la totalità dell’essere cambiano necessariamente tutte le prospettive usuali, muta la visione del significato della vita e si impone una nuova gerarchia di valori. La verità contemplata infonde un’enorme energia morale ed una viva coscienza sociale.