Si dice infatti che una donna con il viso velato si aggiri nella zona del cimitero di San Pietro e del Lungo Po, con le sembianze della sventurata principessa.
Sembianze talmente belle che alcuni uomini sono quasi impazziti d’amore per il fantasma.
Esisteva un piccolo cimitero a Torino, che attira ancor oggi la curiosità di molta gente. Venne costruito, in contemporanea con quello di San Lazzaro, presso il fiume Dora nel 1777 su ordine di Vittorio Amedeo III, per seppellire l’enorme massa di vittime causate dalla peste e dalla tremenda calura che colpirono Torino nel 1776.
Quando fu costruito, il cimitero si trovava fuori dalla città, poiché in quel periodo era vietata la sepoltura vicino a centri abitati. Il cimitero venne chiuso, intorno al 1884, per via dei frequenti riti satanici e dei saccheggi nelle tombe che avvenivano di notte.
“La velata”, una statua scolpita a Firenze nel 1794 da Innocenzo Spinazzi: una dama con un velo aderente sul volto, così aderente da lasciar scorgere i lineamenti del viso; nella mano destra un calice. “La velata” fu eseguita per la tomba della principessa russa Barbara Beloselkij, morta nel 1792 ad appena 28 anni, con tre figli piccoli.
E’ una storia legata ai cimiteri di Torino (certo, altrimenti non avrebbe senso raccontarla in questo blog!), che ci catapulta indietro nel tempo fino alla fine del 1700, precisamente al 25 novembre 1792.
E’ il giorno in cui muore, ad appena 28 anni, la principessa Barbara Jakovlevna Tatisjtjeva, lasciando nel dolore suo marito, il principe Aleksandr Michajlovič Beloselskij, ambasciatore russo a Torino, e tre figlie. Barbara fu sepolta nel Cimitero di San Lazzaro. Per celebrare la sua giovane consorte attraverso un degno monumento da posizionare ad ornamento della sua tomba, Aleksandr commissionò a Innocenzo Spinazzi una scultura raffigurante una donna velata, simbolo della fede e della fiducia incondizionate nei confronti della religione anche nei momenti più bui della vita (la statua non rappresenta affatto la morte, com’è riportato in molti testi e siti… interpretazione intrigante, ma errata). Spinazzi replicò una scultura da lui realizzata nel 1781 per la Chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Firenze, luogo in cui è conservata a tutt’oggi.
Ad arricchire ancora di più quest’opera, vennero posizionati sulla tomba anche un medaglione ( andato distrutto nelle profanazioni ) con il ritratto della principessa sorretto da tre puttini e un’epigrafe recante i seguenti toccanti versi ideati dal marito:
“Oh, sentimento! Sentimento! Dolce vita dell’anima. Quale cuore non hai mai colpito? Qual’è lo sfortunato mortale cui non hai mai offerto il dolce piacer di versar lacrime, e qual’è l’anima crudele che, dinanzi a questo monumento così semplice e pietoso, non si raccolga con malinconia e non condoni generosamente i difetti allo sposo che l’ha innalzato?”.
Barbara fu ribattezzata Varvara dagli spiritisti: la leggenda vuole che il suo fantasma passeggi di notte intorno al Cimitero di San Pietro in Vincoli, e che lì porti i suoi inconsapevoli amanti per poi sparire. Uno dei testimoni, il il tenente d’artiglieria Enrico Biandrà, se la vide spesso comparire nel suo allogetto, e fu tanto preso dalla sua eterea bellezza che se ne innamorò.
Nell’agosto del 1975, l’Ufficio Tecnico del Comune traslocò la statua della Velata nei magazzini dei sotterranei della Mole Antonelliana; restaurata fu esposta nella Galleria d’Arte Moderna di Torino in seguito al Cimitero Generale. Fino al 1930 il cimitero ha conservato tutte le tombe e i monumenti funebri, ma, visto il continuo fenomeno di riti satanici al suo interno, la maggior parte delle salme venne trasferita nel cimitero generale e i cunicoli sotterranei vennero chiusi. Oggi il cimitero è stato restaurato e conserva solo qualche lapide di famiglia aristocratica torinese.
Dopo la soppressione del Cimitero di San Lazzaro però, iniziò una vera e propria odissea per la principessa e per la sua tomba: la poveretta faticò assai per ottenere quella che tutti chiamiamo “ultima dimora”. Nel 1866 fu trasferita nel Cimitero di San Pietro in Vincoli, con al seguito il suo bellissimo monumento funebre. Quando anche questo cimitero fu definitivamente chiuso ed iniziò ad essere teatro di messe nere, atti vandalici e ruberie varie, la tomba di Barbara venne purtroppo devastata: sparirono l’epigrafe e il medaglione con i puttini, vennero amputate le mani della Velata e spaccato il libro sorretto dalla destra. Molto probabilmente anche i resti della donna furono trafugati.
Negli anni ’70 il Comune decise il trasferimento della Velata presso i magazzini sotterranei della Mole Antonelliana. Venne poi esposta temporaneamente alla GAM. Giunse in seguito al Cimitero Monumentale, dove fu conservata fino al definitivo ingresso presso la GAM, dov’è attualmente.
La triste vicenda della bellissima e sfortunata principessa russa morta prematuramente alimentò subito la nascita e diffusione di racconti e leggende, dalle atmosfere gotiche ed esoteriche, dedicati alla sua romantica figura tramutata in fantasma. Ancora oggi si aggirerebbe alla ricerca del suo amato sposo nei luoghi dove l’imperscrutabile Velata venne
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